google.com, pub-1709475914964886, DIRECT, f08c47fec0942fa0 Domodossola News: 2022

Oggi l'addio a padre Umberto Muratore



“La bontà paterna di Dio ci colma di beni in tutta la vita e in modo speciale nell'ora della nostra morte”. Con questa frase del Beato Antonio Rosmini i padri rosminiani del Centro Internazionale di Stresa, ai quali si uniscono il rettore del Sacro Monte Calvario don Michele Botto, i padri che si trovano a Domodossola, chiedono preghiere per l'anima di padre Umberto Muratore.

La camera ardente sarà allestita il Centro Internazionale di Studi Rosminiani da oggi giovedì 29 dicembre. Le esequie si terranno venerdì 30 dicembre alle ore 15.30 nella chiesa parrocchiale; il corteo partirà dalla Villa Ducale.

Padre Muratore era nato ad Acquaro, in provincia di Vibo Valentia, nel 1942; terzo di quattro figli, due dei quali vivono ancora nel piccolo centro montano, si era laureato in filosofia all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha insegnato nei licei rosminiani di Domodossola e Torino. Dal 1985 è stato direttore del Centro Internazionale di Studi Rosminiani di Stresa fino al settembre 2022. Ha presieduto il Comitato Scientifico dell’Edizione Nazionale e Critica delle Opere edite ed inedite di Antonio Rosmini e ha diretto la casa editrice Edizioni Rosminiane. Dal 2003 al 2010 è stato padre provinciale dei Rosminiani italiani.

Fu autore di numerosi libri, Tra le sue pubblicazioni di sapore rosminiano: 'Rosmini profeta obbediente' (Milano 1995), 'Antonio Rosmini: la Società della Carità '(Stresa 2005), 'Come lievito nella massa. Evangelizzare oggi in una visione rosminiana' (Stresa 2007), 'Conoscere Rosmini'(Stresa 2008 terza ed.), 'Cinquant’anni di Passione. Vita del Centro Rosminiano di Stresa' (Stresa, 2016). E' stato uno dei massimi conoscitori del del pensiero del Beato Antorio Rosmini organizzatore dei Simposi Rosminiani e curatore di numerose trasmissioni su radio Maria.

Morto padre Umberto Muratore: per 37 anni ha guidato il Centro studi rosminiani di Stresa


Aveva 80 anni e ha dedicato la sua vita allo studio del pensiero di Rosmini

E’morto alla soglia degli 80 anni il rosminiano padre Umberto Muratore, una degli studiosi più rappresentativi del pensiero del beato Antonio Rosmini. Per 37 anni è stato il direttore del Centro internazionale di studi Rosminiani di Stresa, incarico che aveva lasciato all’inizio di settembre. Era originario di Acquaro (Vibo Valentia) ed era laureato in filosofia. In anni recenti all’attività di studioso ha affiancato quella di divulgatore con programmi a Radio Maria.

«Posso dire di essere fortunata di aver avuto l'opportunità di approfondire la conoscenza di questo grande uomo in questi due anni da sindaco – lo ricorda in un post il primo cittadino Marcella Severino -, era una persona che affascinava per la sua grande conoscenza dell'essere umano. Un dialogo con lui lasciava era sempre motivo di crescita spirituale. Lo incontravo durante le sue passeggiate sul lungolago, solo e assorto nei suoi pensieri».

La Stampa

La croce del Sacro Monte Calvario di Domodossola torna a splendere

Regalo di Natale per la Comunità Rosminiana e per i domesi dall'amministrazione comunale. Dalla vigilia di Natale la croce del Sacro Monte Calvario, che da un anno era illuminata solo nella parte superiore, è tornata a risplendere per intero. La mancanza dell'illuminazione completa era stata segnalata qualche mese fa da alcuni domesi sui social e a Ossolanews. 

L'amministrazione in quell'occasione aveva comunicato che a breve sarebbe stato eseguito l'intervento, che era stato inserito tra quelli che mirano alla riqualificazione dell’immagine cittadina, riducendo nel contempo i consumi energetici attraverso una riqualificazione degli impianti e la loro conversione con tecnologia LED.

La croce al Sacro Monte fu innalzata in onore di Cristo nel 1955 perchè il richiamo spirituale del Calvario splendesse anche nel buio della notte. Fu accesa il 30 ottobre del 1955 da monsignor Gilla Vincenzo Gremigni. 

I collaboratori furono tantissimi poiché, all'idea di padre Giovanni Battista Zantedeschi, allora rettore della Comunità dei padri Rosminiani, si associarono cittadini e associazioni di Domodossola, formando un comitato presieduto dall'allora sindaco Nino Falcioni. L'afflusso per l'inaugurazione fu straordinario.

Il ritorno dell'illuminazione completa della Croce era attesa anche dai Rosminiani ai quali spesso i fedeli si rivolgevano per lamentare il fatto che da molto tempo non fosse più visibile dalla città.

Ossola News









Domodossola, il nuovo teatro Galletti ruota il palco e riapre le finestre su piazza Mercato

 


Via libera allo studio di fattibilità: progetto da 3,650 milioni di euro e cantieri al via in estate

MARIA GRAZIA VARANO
26 Dicembre 2022 - lastampa.it

Messa di Natale, don Barone festeggiato per i suoi dieci anni a Domodossola

 Alla messa di Natale a Domodossola l'invito del parroco di Domodossola don Vincenzo Barone a far nascere Gesù nel proprio cuore, ad uscire dal proprio egocentrismo e ad avere attenzione per gli altri.

Quella di ieri è stata la prima messa di Natale dopo i lavori di restauro dell'abside e i fedeli hanno potuto ammirare la chiesa addobbata nel suo splendore. Lo scorso anno infatti era stata celebrata con i lavori ancora in corso e con le impalcature. Molti i fedeli, nelle prime file il sindaco e gli amministratori di Domodossola. È stata una celebrazione ricca di emozioni personali anche per il parroco che, a sorpresa, è stato festeggiato con alcuni doni per i suoi dieci anni di presenza a Domodossola. Come ogni anno dalla parrocchia un dono per i fedeli. Il parroco ha scelto quest'anno una candela e una preghiera che ha invitato a recitare a Natale.

“ La luce del Natale è la scelta fedele e irrevocabile di Dio: diventa uomo – ha detto don Barone - si sporca con la nostra debolezza. Questa luce è per un popolo, perché non ci si salva da soli”.

Ha proseguito don Barone: “Dio si fa debole, perché non scappiamo dalla sofferenza, ma la consoliamo con la misericordia. Prendiamo con noi quel bambino: il farci piccoli con Lui ci fa crescere nell’amore. Scaldiamo Lui per non essere freddi per trovare noi la passione che scalda il nostro cuore. Amiamo Lui per sentire la tenerezza che scioglie il nostro peccato. Diminuiamo l’amore per noi, perché Lui cresca in noi; adottiamolo, perché lui ci generi a figli. Così sarà Natale quando stringeremo la mano di un povero. Quando la prigione della solitudine sarà aperta. Natale è luce della misericordia, illumina la storia e ce la fa vedere e capire. Non si può vivere senza cuore. Non capiamo nulla dell’altro senza cuore”.

Da don Barone il pensiero al popolo dell'Ucraina e a quanti vivono in difficoltà e l'invito ai domesi proprietari di appartamenti ad abbassare gli affitti. “Quanti sono costretti a camminare nel buio, cioè senza un orientamento, privi di una sicurezza che orienti e renda saldi i passi! È il popolo di uomini e donne, bambini e anziani dell’Ucraina e di tutte le città avvolte dalle tenebre di morte a causa della guerra che cancella l’umanità dal cuore. È notte per gli uomini e donne per i giovani – ha detto don Barone - che non hanno lavoro e dei tanti che rischiano di perderlo. È notte per tutte quelle famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese perché schiacciati dal peso di affitti, bollette. Domesi dobbiamo abbassare gli affitti dei nostri appartamenti così non si può andare avanti, c'è gente che non ce la fa”.

Al termine della messa a prendere la parola è stato don Giacomo Bovio che ha ricordato i dieci anni dell'arrivo di don Vincenzo a Domodossola e a nome dei collaboratori e della comunità ha voluto donare per la sua preziosa presenza un medaglione con raffigurati i Santi Gervaso e Protaso e un abito talare. L'ultimo dono non è stato consegnato in quanto verrà confezionato su misura. I doni sono stati offerti a don Barone come segno di riconoscenza per i suoi primi dieci anni da parroco ringraziandolo per l'impegno, la dedizione e la costanza e l'amore dimostrato in questo primo tratto del cammino insieme. Anche il sindaco ha voluto ringraziare il parroco donandogli a nome dell'amministrazione l'Atlante della Bibbia.

ossolanews.it



Nuova illuminazione a led per la croce del Sacro Monte Calvario che tornerà a risplendere

 

La croce del Sacro Monte Calvario, da un anno, è illuminata solo nella parte superiore, ma presto tornerà a risplendere per intero. Il Comune ha affidato il progetto dei lavori per un importo di circa 160 mila euro. L'illuminazione è di competenza del Comune di Domodossol. Una cittadina domese,  tramite facebook nel gruppo “Domodossola … antica bellissima città” , aveva mostrato qualche giorno fa rammarico e dispiacere per questa mancanza.

“Sono mesi che guardo la Croce del Calvario accesa a metà – ha scritto Antonella Ghisoli in un post - . Possiamo organizzare una raccolta fondi per aggiustarla? Tra tante luci cittadine,ed ora avremo anche quelle natalizie, abbiamo a mezz'asta la più importante. La Croce ci richiama al Cielo e quanto bisogno c'è di Cielo soprattutto di questi tempi. Non so come si possa fare questa cosa. È un simbolo forte della fede, nella croce ci sta la morte e la redenzione”.

Interpellato in merito l'assessore ai lavori pubblici, Franco Falciola, fa sapere che non servono raccolte fondi. “La giunta – dice Falciola - ha provveduto il 4 novembre ad approvare il progetto definitivo ed esecutivo dei lavori di efficientamento energetico ed adeguamento normativo dell’impianto di illuminazione esterna del parco del Sacro Monte Calvario. Nell’ambito dell’intervento già appaltato il 9 novembre è prevista anche la riqualificazione, tramite squadre di edilizia acrobatica, della croce che sovrasta il parco della Riserva. L’intervento si inserisce a pieno titolo tra quelli che mirano alla riqualificazione dell’immagine cittadina riducendo nel contempo i consumi energetici attraverso una pesante riqualificazione degli impianti e la loro conversione con tecnologia LED. I tempi sono sono stati quelli legati al recupero dei fondi e alla progettazione si tratta di fare un nuovo impianto”.

La croce al Sacro Monte fu innalzata in onore di Cristo nel 1955, perché il richiamo spirituale del Calvario splendesse anche nel buio della notte. Fu accesa il 30 ottobre del 1955 da monsignor Gilla Vincenzo Gremigni. I collaboratori furono tantissimi poiché all'idea di padre Giovanni Battista Zantedeschi, allora rettore della Comunità dei padri Rosminiani si associarono cittadini e associazioni di Domodossola, formando un comitato presieduto dall'allora sindaco Nino Falcioni. L'afflusso per l'inaugurazione fu straordinario.

La notizia del ritorno dell'illuminazione completa della Croce era attesa anche dai Rosminiani ai quali spesso i fedeli si rivolgevano per lamentare il fatto che da molto tempo non fosse più visibile dalla città.

Ossola News


Incendio in uno scantinato della Cappuccina a Domodossola

 


E’ successo a non molta distanza dall’istituto Marconi: non ci sono stati feriti

Non ci sono stati feriti, né danni rilevanti nell’incendio che questa mattina (venerdì) verso le 10 ha interessato lo scantinato di un condominio in via san Francesco, nel rione Cappuccina a Domodossola, a non molta distanza dall'istituto superiore Marconi Galletti Einaudi.

A dare l'allarme sono stati gli stessi condomini, dopo che hanno trovato le scale invase dal fumo. Sul posto sono arrivati due mezzi dei vigili del fuoco di Domodossola che hanno circoscritto l’incendio. A bruciare cumuli di carta e vecchi arredi in legno in disuso. 

lastampa.it

18 Novembre 2022 Incontro formazione Insegnanti di Religione – Scuola Secondaria 2° Grado



Il percorso di formazione degli insegnanti di religione della scuola secondaria di 2° di quest’anno è dedicato alla comunicazione e all’informazione. Tutti aspetti letti e interpretati anche alla luce della missione dei docenti. I partecipanti saranno coinvolti in esercitazioni e laboratori.

PER ISCRIZIONI SCRIVERE ALL’UFFICIO SCUOLA DIOCESANO: scuola@diocesinovara.it

Tema:

Non si può NON comunicare

Argomenti trattati:

– Psicologia e sociologia della comunicazione. Semiotica della comunicazione
– Differenze tra comunicare e informare. Metodologia, insegnamento

Sede: Oratorio di Borgomanero – Viale Dante 7/9.

Fonte: diocesinovara.it

In 30 mila hanno già preso il treno del foliage da Domodossola alla Svizzera

 

Grazie ad una stagione particolarmente favorevole dal punto di vista meteorologico e al ritorno alla totale normalità dopo le restrizioni Covid, il Treno del Foliage® ha registrato nella prima parte d’autunno un vero e proprio record di viaggiatori. Sono stati 30.000 in sole tre settimane: viaggiatori grandi e piccini provenienti da ogni regione d’Italia e dalla Svizzera – ma non solo – hanno scelto di salire a bordo dei convogli della Ferrovia Vigezzina-Centovalli, che unisce due nazioni attraverso 52 km di percorso inserito dalla Lonely Planet tra i dieci più spettacolari d’Europa.

Dal 7 novembre la ferrovia ha dovuto interrompere i suoi collegamenti internazionali a causa di importanti lavori di ANAS sull’arteria stradale che sovrasta il percorso ferroviario, ma le due porzioni di linea regionali (da Domodossola a Re nella parte italiana e da Locarno a Camedo in quella ticinese) sono percorribili regolarmente.

Per questo, approfittando di una “natura in ritardo” – il meglio dei colori autunnali infatti, a causa delle temperature primaverili registrate del mese di d’ottobre, deve ancora arrivare – la Ferrovia Vigezzina- Centovalli invita tutti coloro che non sono riusciti a viaggiare sul Treno del Foliage® tra ottobre e novembre (nei weekend i posti si sono esauriti in pochissimo tempo) ad approfittare delle prossime due settimane.
La tratta italiana presenta infatti ancora sfumature interessanti e le temperature notturne in discesa dovrebbero conferire alle montagne della Valle Vigezzo scenari prettamente autunnali: quale migliore occasione dunque per godersi un viaggio – certamente più breve, date le limitazioni al traffico internazionale – ma ugualmente ricco di spunti?

Partendo da Domodossola in soli 45 minuti si può raggiungere Santa Maria Maggiore, il borgo principale della Valle Vigezzo, oppure, con una manciata di minuti in più, gli altri centri, come Malesco e Re.
La prima neve ha di recente imbiancato le cime più alte della Valle dei Pittori, ma i boschi sono ancora percorribili con facilità e dunque, scesi dai convogli bianchi e blu, sarà naturale immergersi letteralmente nella tavolozza dell’autunno, lungo semplici sentieri, antiche mulattiere o anche attraverso la comoda pista ciclo-pedonale che percorre tutta la vallata ossolana, con 13 km di itinerario adatto anche ai camminatori meno esperti, tra conifere e boschi di faggio. E prima di iniziare il viaggio da Domodossola il consiglio è di visitare il cuore antico della città, la splendida Piazza Mercato e i meravigliosi palazzi storici, tra cui Palazzo San Francesco, recentemente rinnovato e sede degli imperdibili Musei Civici, che ospita fino all’11 dicembre l’interessante mostra “Nel segno delle donne. Tra Boldini, Sironi e Picasso”.

La linea internazionale tornerà operativa dal 1° dicembre, alla vigilia di grandi eventi natalizi tra Italia e Svizzera, tutti raggiungibili comodamente con i treni della Vigezzina-Centovalli: dal Mercatino di Natale di Santa Maria Maggiore (dal 9 all’11 dicembre) a quello di Domodossola (17-18 dicembre) fino a Locarno on Ice (inaugurazione il 18 novembre e poi apertura fino all’8 gennaio 2023).

quotidianopiemontese.it

Conclusi i lavori, torna in via Rosmini il mercato di Domodossola



Si torna alla normalità, anche se alcuni ambulanti rimarranno dove si sono trasferiti da un anno

A Domodossola il mercato torna in via Rosmini. Conclusa la riqualificazione urbanistica della zona, le bancarelle tornano al loro posto.  Il progetto dal Borgo della cultura al Sacro Monte Calvario è ormai in dirittura di arrivo. Per il completamento manca infatti  solo la piantumazione del nuovo patrimonio arboreo.
Passaggi ininfluente al ritorno delle bancarelle. Nei giorni scorsi i rappresentanti degli ambulanti domesi hanno ricevuto la mail con cui gli uffici comunali preannunciano l’imminente il trasloco. L’atto ufficiale è stato pubblicato in queste ore all’albo pretorio. On line anche la mappa della nuova dislocazione delle bancarelle. L’informazione relativa al nuovo trasloco arriverà a tutti i diretti interessati, in maniera capillare, nei primi giorni della prossima settimana. Il week end di metà novembre segnerà il ritorno alla normalità per  la zona compresa piazza Tibaldi e Madonna della Neve. Cambierà però la predisposizione dei banchi. Saranno disposti in maniera alternata lungo i due lati della piazza. Ma non tutti gli ambulanti hanno scelto di tornare in via Rosmini. Alcuni infatti rimarranno dove si sono trasferiti da un anno a seguito dell’apertura del cantiere di riqualificazione della zona.
Al ritorno del mercato guardano con soddisfazione anche i titolari delle attività economiche che si affacciano lungo via Rosmini : bar, ristoranti, negozi. La presenza degli ambulanti e dei loro clienti è certamente fatto positivo soprattutto in termini economici. 

vcoazzurratv.it

La difesa dei baristi del centro: “Domodossola è una città tranquilla”

 


Gli esercenti prendono le distanze dalle polemiche dei residenti che contestano vandalismi e schiamazzi
La Stampa

Arte: a Domodossola mostra dell'illustratrice Seitzinger

 

(ANSA) - VERBANIA, 12 NOV - Inaugura OGGI, sabato 12 novembre, la mostra dell'illustratrice Elisa Seitzinger allestita negli spazi del collegio Mellerio Rosmini di Domodossola (Verbano-Cusio-Ossola) intitolata 'Seitzinger alchemica'.

    Per l'artista originaria del vicino comune di Ornavasso, già finalista al World Illustration Awards del 2021 e selezionata alla mostra della Society of Illustrators 2021 all'Illustration Museum di New York, oltre a essere stata inclusa tra i dieci illustratori più influenti d'Italia all'Illustri Festival 2019, si tratta della prima personale allestita nel nord Italia.

I suoi lavori, pubblicati in Italia e all'estero, attingono dall'arte medievale, guardano all'iconografia esoterica e a quella classica e si ispirano agli ex-voto e alla pittura primitiva.
    La mostra, che fa parte del progetto Interreg Italia-Svizzera "Di-Se - DiSegnare il territorio", è ad accesso libero e rimarrà aperta fino al 5 febbraio 2023. (ANSA).

Consulta dei presidi delle scuole statali e paritarie della diocesi Novara

 Si terrà il prossimo mercoledì 9 novembre il primo incontro della consulta dei presidi delle scuole paritarie e statali, organizzato dall’Ufficio Scuola diocesano. L’appuntamento presso l’Istituto Superiore di Scienze Religione di Novara in Via Dominioni, 4 – Novara alle ore 10,30.

«L’incontro – dice Paolo Usellini, direttore dell’Ufficio – metterà al centro la domanda “Cosa la Chiesa può fare per il bene dei ragazzi all’interno della scuola?”». Si tratta del primo appuntamento di questo tipo in diocesi.

«Lo abbiamo pensato come uno spazio di lavoro – spiega -, una palestra di idee che ci permetta di trovare possibili strade concrete per una collaborazione tra istituzione scolastica e comunità ecclesiale». Con uno sguardo, quindi, al ruolo degli insegnanti di religione, come ideale anello di connessione tra le due realtà, «ma non solo: tutti i docenti da un lato e dall’altro gli operatori pastorali che si occupano di giovani e famiglia». Con una convinzione di fondo: «l’impegno educativo richiede un’alleanza tra tutti i soggetti che hanno responsabilità in questo ambito. Un’alleanza “laica” nel senso positivo del termine, perché al centro c’è il bene dei nostri giovani».

diocesinovara.it


Al Calvario di Domodossola la quarta tappa del progetto Campus

 

E' organizzato dalle consulte provinciali studentesche del VCO - dove è nato il progetto- , Biella, Novara e Vercelli. Si prosegue la progettazione sul bene comune iniziato lo scorso anno scolastico con una riflessione sul patrimonio storico e culturale delle nostre zone con un focus sui Sacri Monti

vcoazzurratv.it

Domodossola, la libertà dura poche ore: appena uscito dal carcere prende a calci un poliziotto e viene arrestato


 Il tempo di uscire dal carcere che ci è tornato. Il problema è sempre il medesimo per un cinquantacinquenne ossolano: in certi momenti non lo tiene più nessuno. Il suo avvocato era riuscito ad attenuargli una misura cautelare detentiva con l’obbligo di presentazione alla polizia, ma non ha fatto in tempo a metterla in pratica. Scarcerato a Verbania alle 15 di giovedì, in serata un locale di Domodossola ha dovuto chiedere l’intervento della polizia per gestire la sua ubriachezza molesta.
All’arrivo dei poliziotti non si è calmato: ha sferrato un calcio a un agente e gli ha buttato addosso una seggiola. E’ stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale. Assistito dall’avvocato Liana Guarducci, ieri gli è stato convalidato l’arresto e con l’udienza il pm Anna Maria Rossi ha avanzato la richiesta (accolta) di riportarlo in carcere.
La Stampa

Natale con i giochi di una volta... Stresa 14 Dicembre 2022 giornata della creatività sostenibile con apertura riservata alle scuole

Il Palazzo dei giochi sotto l’Albero, a Stresa,
città del Natale, è l'unico evento in Italia con
oltre cento giochi creativi a disposizione.
Giochi in legno, come quelli di una volta, per
coniugare creatività ed abilità, per tutte le
fasce di età, in modo inclusivo e collaborativo.
In un magico contesto natalizio, negli ampi
spazi coperti e riscaldati del Palazzo dei
Congressi di Stresa i bambini e i loro
accompagnatori possono vivere un'esperienza
natalizia diversa, con l'arrivo di Babbo Natale,
la possibilità di scattare liberamente foto
sulla sua slitta, la consegna del Diploma ad
ogni bambino e spazio per il pranzo al sacco.
Per info e prenotazioni scuole e gruppi:
info@grottadibabbonatale.it
- tel. +39 0323 497349 da lunedì a venerdì dalle 9 alle 13 e 14-18




Roberto Ghignone è il nuovo presidente del Comitato Carnevale di Domodossola



Roberto Ghignone è il nuove presidente del comitato «Pulenta e Sciriuii», il gruppo che da oltre un secolo organizza il Carnevale di Domodossola. Prende il posto di Alberto Polacchi che dopo otto anni ha terminato il suo mandato. L’incarico di Ghignone durerà tre anni.
«Ringrazio il presidente uscente Alberto Polacchi per la fiducia e per avermi lasciato un gruppo unito e in salute – dice il nuovo presidente -. Le linee guida del gruppo non cambieranno e ripartiremo con entusiasmo mantenendo come di consueto al centro del nostro progetto la città, con un occhio di riguardo ai giovani. Rafforzeremo le nostre collaborazioni con associazioni ed enti locali e manterremo le connessioni con scuole e asili. Infine voglio, nel caso ce ne fosse bisogno, ricordare a tutti che il comitato è aperto a chiunque abbia voglia di dare una mano alla città di Domodossola».
Riconfermate le altre tre cariche con segretario Naldo Poletti, Vice presidente Andrea Truscello e Matteo Cervero alla tesoreria. Rieletto anche Matteo Zanni.
Entrano a far parte del direttivo il Padrino del Comitato Ettore Zanoli, il responsabile della Corte di Mattarella Fabrizio Santopolo e i giovani Mattia Iaria e Lorenzo Ramponi. Completano il gruppo Davide Dell’Aglio e Davide Pozzo.
La Stampa

La cerimonia del 4 novembre al monumento dei caduti di Domodossola



Domodossola, come tradizione, ha celebrato una "sua" festa del 4 novembre. Al monumento in largo Madonna della neve sono stati ricordati i caduti di tutte le guerre e si è reso omaggio all'impegno delle forze armate. Foto Paola Caretti - La Stampa

Mappe e Geopoesia, la geografia dell'anima di Laura Canali


ROMA - Aiutare a capire la storia dei popoli passando dallo sguardo di insieme sui confini delle nazioni all'analisi del particolare, entrando sempre più a fondo tra le pieghe delle zone coinvolte nei conflitti. Dopo trent'anni passati a disegnare le mappe e le cartine di Limes, la rivista italiana di geopolitica, rendendole uno strumento determinante per interpretare il passato e il presente, Laura Canali ha elaborato una sua chiave più intima e personale di lettura del mondo.

ROMA - Aiutare a capire la storia dei popoli passando dallo sguardo di insieme sui confini delle nazioni all'analisi del particolare, entrando sempre più a fondo tra le pieghe delle zone coinvolte nei conflitti. Dopo trent'anni passati a disegnare le mappe e le cartine di Limes, la rivista italiana di geopolitica, rendendole uno strumento determinante per interpretare il passato e il presente, Laura Canali ha elaborato una sua chiave più intima e personale di lettura del mondo.  Il concreto e il sentimento si incontrano lì, dove il cammino orizzontale incrocia incontra quello verticale". 

Creare arte ispirandosi ai versi dei poeti che parlano di luoghi, lasciandosi guidare dalla geopoesia è il senso della mostra 'Pietre e miraggi' che affianca appunto le copertine divenute una sorta di marchio della celebre rivista alle installazioni e ai 'quadri' realizzati in questi ultimi anni. C'è tempo ancora fino al 4 novembre per avvicinarsi ai lavori della cartografa romana che si snodano nelle magnifiche sale della Fondazione Besso, lo scrigno nel cuore della capitale che custodisce tra l'altro una ricchissima collezione di libri su Roma. Il viaggio di Laura Canali segue un filo concettuale tra il reale e l'immaginario, che mette insieme opere diverse, dalla installazione del 2022 che dà il titolo alla mostra, taglio laser su plexiglass specchiato posato sul pavimento, a Vulcano, mappa ricamata a mano con fili colorati di lana e cotone su tela di juta, al suggestivo effetto tessuto prodotto dalle stampe digitali multicolori su lastre di alluminio graffiato che riproducono i profili di continenti, coste e isole. "Faccio geopoesie dal 2011 - spiega - e nascono in conseguenza della geopolitica. Quando guardi sempre dritto in faccia il mondo con tutti i suoi orrori non ne puoi più e ho cercato cose che potessero ridarmi fiducia. Ho visto che molti poeti usano i toponimi nelle loro composizioni. Non sono poesie semplici ma si entra in un gioco di scatole cinesi, scoprendo la geopoesia come una geografia dell' anima, una chiave che aiuta a capire i conflitti perché ti mostra i sentimenti di chi ha vissuto certi episodi". Tutto è cominciato con Paul Celan, poeta romeno che, per non nominarla, chiama la Germania 'zona dei popoli muti', al quale sono seguiti lavori su Ungaretti, Osip Mandel'stam fino a Ingeborg Bachmann - austriaca morta a Roma nel 1973 - secondo la quale la Mitteleuropa aveva partorito il nazismo e solo vivendo dove ci sono vulcani (lei dopo la seconda guerra mondiale scelse Napoli) - l' essere umano può fondersi e rinascere completamente nuovo. ''La ricerca artistica si è sviluppata attraverso questa geografia letteraria e poetica e a modo mio ho ricostruito queste mappe, anche ridisegnando e spostando confini e stati". Le Geopoesie e le cartine di Limes scorrono tra le stampe antiche, le boiserie e gli arredi delle sale della Fondazione Besso. "Con le mie mappe geopolitiche - spiega - ho cercato di offrire le chiavi di accesso di un territorio. I luoghi del mondo, macro o micro, hanno tutti un centro, un qualcosa che necessita uno scavo per comprendere". La geopoesia è, invece, una via di fuga, un punto di vista diverso dove a giocare un ruolo fondamentale sono i sentimenti umani. "Il nostro mondo - conclude - è un insieme di pietre, la concretezza della realtà, e miraggi, la capacità dei voli pindarici. Senza geopolitica non esisterebbe la geopoesia.

Ansa

Vicino/lontano, una mostra per 50 anni della Convenzione Unesco

ROMA - Un uomo che osserva la sua terra, tra le terrazze verticali dove si coltivano cipolle ad Argapura, in Indonesia. La meraviglia della storica Moschea della città di Bagerhat, in Bangladesh, al mattino, quando sembra specchiarsi nell'acqua.

Il cero di Nostra Signora di Nazareth nella città di Belém, in Brasile. La resilienza negli occhi di due bimbe dai capelli rossi, sulle spalle di papà, a Baffa, in Pakistan. E poi Roma con il corteo che sfila davanti al Colosseo per il 31/o anniversario dell'indipendenza dell'Ucraina, nei giorni dell'invasione dell'esercito russo. È un viaggio alla scoperta del patrimonio culturale e naturale dell'immigrazione in Italia la mostra Vicino/lontano, in programma a Roma dal 28 ottobre al 27 novembre per il 50/o anniversario della Convenzione Unesco sulla Protezione del Patrimonio Mondiale culturale e naturale, distribuita tra Palazzo delle Esposizioni e quattro Biblioteche di Roma Capitale: l'Europea a Piazza Fiume, Ennio Flaiano al Tufello, Pier Paolo Pasolini a Spinaceto, Enzo Tortora a Testaccio.

"La mostra è nata per festeggiare i 50 anni della Convenzione, ma questo non è un momento che si presta a grandi celebrazioni con due Paesi Unesco in guerra e le forze armate in Ucraina", dice il presidente della Commissione Nazionale italiana, Franco Bernabè. "L'Unesco - ricorda - è stata costituita per accordo internazionale nel '45, subito dopo la seconda guerra mondiale, perché proprio la cultura, le scienze, la bellezza, ci ricordassero di non cadere nello stesso errore". Oltre alla Convenzione per il patrimonio culturale e naturale del 1972, "nel 2003 - prosegue - è nata anche la Convenzione per il Patrimonio immateriale e nel 2005 per la molteplicità delle culture, così da salvaguardare il patrimonio nella sua interezza". Annullate dunque le celebrazioni inizialmente previste a Firenze, per il 50/o "abbiamo pensato, nel Paese con più siti, di raccontare l'apporto di culture diverse" che arrivano "con le migrazioni in Italia". "La mostra - anticipa il presidente Azienda Speciale Palaexpo, Marco Delogu - girerà in molte altre occasioni. Ieri l'ambasciatore ucraino l'ha vista e si è commosso davanti al muro di foto del suo Paese". In tutto, oltre 400 scatti nelle diverse sedi, realizzati da fotografi provenienti dai Paesi con il maggior flusso migratorio verso l'Italia, che hanno raccontato attraverso le immagini il patrimonio culturale e naturale del loro territorio d'origine. Un dialogo con le fotografie istituzionali dei siti Unesco che corre lungo il filo di cinque macro temi: gli insediamenti umani e i movimenti dei popoli; la spiritualità; feste, celebrazioni, artigianato, cibo ed espressioni artistiche; l'ambiente naturale, geo e bio diversità; e i ritratti.

"Il Mediterraneo conta solo il 2% delle acque del globo, però è circondato da una molteplicità di popoli, culture, scienze diverse - commenta il direttore dell'Istituto di studi sul Mediterraneo del Cnr, Salvatore Capasso - Tra le emergenze, le migrazioni sono un elemento fondamentale, ma più che emergenze per me sono opportunità. I Paesi, le economie, si sviluppano perché le persone si muovono, da un territorio all'altro, da un settore all'altro". Non a caso, "i Paesi oggi più sviluppati, dagli Usa all'Australia, sono così perché hanno ricevuto anche il contributo degli italiani. In Italia poi - conclude - in 10 anni abbiamo perso 400 mila nuovi nati. La migrazione è un elemento necessario". Ad accompagnare la mostra, anche un calendario di incontri ed approfondimenti.

Ansa

Autunno sul Monterosa, foliage e sapori

 

VERRES - Giallo, arancio, rosso, viola, oro: i colori dell'autunno ricoprono la Val d'Ayas, ai piedi del massiccio del Monte Rosa, in un'esplosione di sfumature da scoprire camminando lungo pendii scoscesi e sentieri ritagliati nei fitti boschi e tra i piccoli borghi, quelli che sorgono sull'antica via dei mercanti vallesi. Gli imponenti massicci e i ghiacciai del Rosa fanno da cornice a questo splendido paesaggio autunnale.

A piedi, a cavallo, in bicicletta o in mountain bike ci si inoltra tra castelli medievali, villaggi arroccati ai lati dei torrenti, ponti romani e panorami mozzafiato. L'autunno in Val d'Ayas accoglie con maestosi scorci paesaggistici che accompagnano lungo i sentieri che da Verrés risalgono il torrente Evançon, tra storia e cultura. Protagonista è la natura, che in questa stagione si trasforma in una variegata tavolozza di colori che cambiano a seconda delle piante che crescono alle diverse altitudini: dai ghiacciai, che imbiancano tutto l'anno le vette oltre i 4mila metri del massiccio del Monte Rosa, a larici e conifere d'alta quota, fino a ciliegi, frassini, aceri e betulle di media montagna. Il Consorzio turistico Val d'Ayas Monterosa organizza le escursioni guidate nel foliage a piedi, in bici o a cavallo.
    Anche l'enogastronomia torna protagonista con eventi, feste, mercati e degustazioni. Salumi, formaggi, vini pregiati e cereali di montagna con cui si preparano zuppe, polente e pane nero sono gli ingredienti di piatti semplici e di ricette antiche e genuine a km zero.
    Scavata dal torrente Evançon, che si unisce alla Dora Baltea proprio ai piedi dello splendido castello di Verrès, la Val d'Ayas è contraddistinta da una singolare conformazione del territorio che ha consentito di salvaguardare originarie tecniche agricole e antiche ricette. La valle offre una cucina montana genuina e sostenibile, realizzata grazie al lavoro congiunto dei produttori e dei ristoratori. Tra i formaggi, la Fontina dop è la regina indiscussa della produzione casearia valdostana, affiancata da tome aromatizzate ai più svariati sapori di montagna, e da un Fromadzo dop profumato. E poi c'è la polenta in tutte le sue varianti: dalla classica concia agli appetitosi rostì, palline ripiene di formaggio e poi fritte, e a quella che si accompagna alla carbonada alla valdostana, piatto a base di carne di manzo o di selvaggina, cotta nel vino rosso locale. Infine, i beignetes, frittelle di mele prodotte esclusivamente con frutti del territorio.
    Un altro elemento base della cucina locale è il pan ner o pane di segale delle valli di Champorcher e Gressoney, anticamente cotto una sola volta all'anno in forni comunitari. Era un alimento semplice, a cui talvolta si aggiungevano noci, castagne e cumino, fatto per durare tutto l'inverno. Molti di questi forni sopravvivono ancora oggi nella valle di Champorcher, dove negli anni '90 sono stati restaurati e riattivati per la produzione anche delle tipiche mécque, pani di segale e frumento arricchiti di fichi, castagne, noci, uvetta e, in epoca recente, anche di cioccolato e arachidi. Anche nella valle di Gressoney si contano a decine i forni restaurati: tra questi il forno Champsil, costruito dentro l'abside della cappella del villaggio, e quello di Ronche, installato sotto il livello stradale per risparmiarlo dalle valanghe.
    Tra le proposte per i visitatori c'è Graines de Culture, trekking alla scoperta di storie e sapori del Monterosa che fa conoscere la storia delle valli attraverso le architetture lasciate dal tempo, i borghi medievali, i castelli e i villaggi alpini. Per maggiori informazioni: visitmonterosa.com (ANSA).

Street art a Gravellona Toce per ricordare il partigiano Antonio Realini


 “Non sprecate il mio sacrificio” è il titolo dell’opera di street art firmata da Marco Clerici e inaugurata nell’ambito dell’Ottobre Culturale Gravellonese. Il murales, completato alla fine di luglio, rientra nel progetto nato grazie alla sinergia tra amministrazione comunale ed Enel Energia per riqualificare l’allora anonima cabina elettrica ubicata in via Realini. Lo scopo dell’opera non si limita all’estetica: si è voluto dare un significato alla via che porta, appunto, il nome del giovanissimo partigiano Realini.

«Antonio è stato un partigiano che ha combattuto per la libertà ed è morto per essa – arringa Mattia Nobili, consigliere comunale e presidente Anpi Gravellona Toce -. È stato un percorso abbastanza lungo anche a livello burocratico quello intrapreso per riuscire a realizzare quest’opera di street art, ma questo è solo l’inizio: noi oggi abbiamo fatto da apripista per una successiva realizzazione di diverse opere dedicate alla memoria dei partigiani attraverso la street art. Mi auguro che andremo a realizzare opere simili non solo a Gravellona Toce ma in tutta la provincia».

Presenti all’inaugurazione oltre all’amministrazione comunale anche Mattia Taramino ,responsabile di unità territoriale Verbania di Enel distribuzione, Flavio Maglio in rappresentanza dell’Anpi provinciale, e Paolo Cattaneo, presidente dell’Istituto Storico della Resistenza di Novara, che sottolinea l’importanza dell’evento sia per quanto concerne il recupero della cabina Enel, sia per il significato di memoria che il murales vuole esprimere.

sdnovarese.it

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Domodossola sottoscriverà la convenzione sulla Carta europea della disabilità


 Il Comune di Domodossola sarà il nono in Italia a siglare la convenzione con il ministero per le disabilità per l'attivazione della Carta europea della disabilità. La proposta è arrivata attraverso una mozione illustrata giovedì in consiglio comunale dalla consigliera della Lega Maria Elena Gandolfi ed approvata all'unanimità.

La mozione impegna il sindaco ad operare per porre in essere l'iter necessario per riconoscere , nell’ambito delle attività e dei servizi erogati dal Comune, ai titolari della Carta europea della disabilità una serie di agevolazioni che ne favoriscano l’accesso all’offerta culturale, ricreativa e socializzante della nostra città, contribuendo a garantire la piena partecipazione alla vita sociale e consentendo un accesso più semplice e rapido ai servizi attraverso la semplice esibizione della Carta Europea della Disabilità.

“È uno strumento recente – ha detto Gandolfi – fortemente voluto dalla ministra Stefani in un percorso intrapreso dalla Lega nello scorso governo. Questa carta, che viene rilasciata a tutti i disabili che ne facciano richiestasostituisce a tutti gli effetti i certificati cartacei attestanti la condizione di disabilità. Tutto questo contribuisce, oltre alla sburocratizzazione, anche ad agevolare i disabili nel conseguimento di benefici, supporti e opportunità. Uno strumento di civiltà che non è stato ancora recepito appieno, tant’è che il nostro sarà solo il nono Comune convenzionato nel nostro Paese, saremo pionieri di questo straordinario progetto. Con questa tessera sarà sempre più facile accedere ai vari servizi da parte delle persone con disabilità, peraltro in un regime di reciprocità con gli altri Paesi dell’Unione Europea, il che, oltre ad essere inclusivo, potrebbe essere di promozione per il territorio” .

Il sindaco ha ringraziato la consigliera per la mozione proposta. “Ho preso contatto con gli uffici – ha detto il sindaco - ed è un iter che possiamo attuare” è stata però respinta la parte in cui si chiedeva al Consiglio di farsi promotore di questa iniziativa anche presso associazioni private, gestori di piscine, musei, teatri, fondazioni.

La Carta sostituisce i verbali e gli altri documenti cartacei delle diverse amministrazioni per la certificazione della propria condizione di disabilità attraverso un codice QR. L’adesione alla Carta europea, in formato tessera, consentirà di di accedere a beni e servizi pubblici e privati gratuitamente o a tariffe agevolate. Una volta concluso l’iter, a Domodossola sarà possibile richiedere la Disability card direttamente sul sito dell’Inps, che ha una sezione dedicata.

ossolanews.it

I tre volti della vocazione. Omelia per le ordinazioni diaconali di Mons. Brambilla

 Pubblichiamo di seguito il testo integrale dell’omelia che il vescovo Franco Giulio ha pronunciato lo scorso sabato 15 ottobre alle ordinazioni diaconali di don Lorenzo Armano, don Samuele Bracca e don Luigi Donati 

I tre volti della vocazione



Omelia per le ordinazioni diaconali 2022

Prologo

Carissimi Lorenzo, Samuele e Luigi,
carissimi genitori e parenti,
care comunità di Alagna Valsesia, di Casalvolone e di Calice in Domodossola
rivolgo a tutti voi un saluto particolare.

Celebriamo quest’oggi il rito di ordinazione diaconale di questi tre giovani che si sono a lungo preparati e che compiono questo primo passaggio, entrando nel ministero ordinato. Le tre letture che essi hanno scelto per la Liturgia della Parola, prese rispettivamente dal profeta Geremia (Ger 1,1.4-10), dagli Atti degli Apostoli (At 6,1-7) e dal Vangelo di Luca (Lc 1,26-38), esprimono tre volti della vocazione: il primo aspetto è la vocazione profetica, come la illustra il profeta Geremia; il secondo aspetto, tratto dal vangelo, è appunto la vocazione evangelica; il terzo aspetto come emerge dal libro degli Atti degli Apostoli, è la vocazione ecclesiale. I primi due aspetti si riferiscono a tutti noi qui radunati, compreso il bel gruppo di giovani che sono presenti e che ho potuto salutare, mentre il terzo aspetto si riferisce a ciascuno pro parte sua, secondo la chiamata che ha ricevuto e che sta vivendo.

  1. La vocazione profetica

Il primo volto della vocazione è quello profetico. Abbiamo ascoltato il bel testo dell’inizio del libro di Geremia, un profeta giovane, recalcitrante, che non risponde volentieri alla sua chiamata. E, tuttavia, proprio in questa risposta contrastata, drammatica, sono contenuti alcuni elementi molto significativi e che raccolgo brevemente.

“Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto,
prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato;
ti ho stabilito profeta delle nazioni»”. (
Ger 1, 4-5)

L’esperienza di essere chiamati parte dal seno materno: considerando la propria origine, ciascuno di noi deve poter dire ciò che esprime il salmo: “Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto del grembo di mia madre” (Sal 139/138,13). È interessante rilevare come tutti ricordino piuttosto il testo negativo, che però rappresenta l’altra faccia della medaglia: “Ecco, nella colpa io sono nato, nel peccato mi ha concepito mia madre” (Sal 51/50,7). Il testo che oggi è stato proclamato mette in evidenza l’aspetto positivo. L’esperienza profetica ci dice che la chiamata alla vita e della vita ci precede. E precede non solo la nostra coscienza, ma addirittura il nostro venire alla luce, il nostro venire nel mondo. Noi veniamo alla vita, perché siamo chiamati. Certamente ci chiamano alla vita i genitori, ma i genitori non sono chiamati creatori della vita, sono piuttosto coloro che generano o che pro-creano, vale a dire che creano in nome di un altro e per un altro.

Questo aspetto ci viene ricordato dai figli adolescenti, quando rivendicano la loro autonomia. E a volte diviene quasi un alibi per formatori, genitori ed insegnanti, nel decidere di lasciarli andare, perché trovino la propria strada. Eppure spesso si tratta solo di non rimandare le scelte importanti per il futuro. Se ad esempio uno, perché tutti fanno così, va in discoteca e rientra a casa tutte le domeniche alle cinque del mattino, cosa costruirà per il suo futuro negli anni a venire? Non c’è niente di male in sé ad andare in discoteca – perché la domanda insidiosa è sempre: “cosa c’è di male?” -, ma ti chiedo: “Cosa stai costruendo di bene, per la tua storia, per la tua famiglia, per il tuo cuore, per i tuoi sentimenti, per la tua esistenza?”

Il profeta, invece, si sente chiamato fin dal grembo materno. È una vocazione radicale che va fino nel profondo e che chiede di interpretare sotto questa luce tutta la vita. La vita vale in quanto è risposta ad una chiamata, è risposta ad una vocazione. Ciò accade se uno non tira a campare giorno per giorno, ma sente dentro di sé la forza e la potenza di qualcuno che chiama e di una mèta a cui si è chiamati. Anzi, rispondendo a questa chiamata, non si è “uno, nessuno, centomila” secondo l’espressione del grande drammaturgo siciliano di inizio ’900, Luigi Pirandello, ma ognuno diventa se stesso con il proprio nome singolare. Ci sono, infatti, due cose che noi non ci siamo dati: il volto e il nome; essi sono il sigillo della nostra chiamata e della nostra identità.

“Risposi: «Ahimè, Signore Dio!
Ecco, io non so parlare, perché sono giovane»” (
Ger 1,6).

La nostra risposta, come per Geremia, corre il rischio di tirarsi indietro, di rimandare, di non fare oggi ciò che si può fare domani o dopodomani, ma in questo modo oggi siamo al punto che uno a trenta/trentacinque anni sta ancora cercando cosa deve fare nella vita! È persino antieconomico, perché gran parte della durata di un’esistenza viene impiegata, se non sciupata, a chiedersi cosa si deve fare per diventar grandi! Pensiamo che san Carlo Borromeo moriva a quarantasei anni, e ancor prima san Tommaso d’Aquino a quarantotto anni: a dodici anni erano già adulti! Qualcuno dei presenti, un po’ avanti negli anni, a tredici anni era già grande, avendo cominciato a lavorare prestissimo. Era già grande, e non si giustificava perché era giovane, ma si dava da fare!

“Ma il Signore mi disse: «Non dire: «Sono giovane»” (Ger 1,7a).

Ogni giorno è buono per rispondere alla chiamata della vita e alla vita come una chiamata.

“«Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò
e dirai tutto quello che io ti ordinerò»” (
Ger 1,7b).

Se voi diaconi oggi siete qui, è perché ad un certo punto della vostra vita avete risposto a questa voce. Si dice che è una voce, perché appunto chiama. Capita che quando vi chiamano a dare una testimonianza sulla vocazione, la prima cosa che viene chiesta, soprattutto da parte dei bambini a catechismo, è in qual modo si è sentita la chiamata di quella voce. Ma quella voce si ascolta ogni giorno, perché poi in un giorno particolare si sente come un appello impellente. Ed è solo rispondendo alle molte chiamate di ogni giorno che tu ascolti “la” chiamata!

“Il Signore stese la mano
e mi toccò la bocca,
e il Signore mi disse:
«Ecco, io metto le mie parole sulla tua bocca»” (
Ger 1,9).

Noi non sapremmo cosa dire, anzi siamo spesso balbettanti, non sappiamo come leggere il nostro tempo… Il profeta nella sua essenza non è un “indovino”, che prevede il futuro, ma è invece colui sa leggere il presente, richiama anzi al passato, alla fedeltà all’alleanza, alla fedeltà alla fede antica dei padri. Ed è proprio per questo che sa prevedere il futuro. Ecco: questa è la vocazione profetica! Tutti voi qui presenti siete dei chiamati ad essere profeti. Per ognuno di noi si potrebbero fare esempi concreti per comprendere bene questo. 

  1. La vocazione evangelica

Il secondo aspetto della vocazione è richiamato dal brano di vangelo e anche questo riguarda tutti. È l’aspetto evangelico della vocazione: si riferisce al vangelo dell’Annunciazione che abbiamo letto e ascoltato tante volte. Sottolineo solo due espressioni per dire l’aspetto evangelico della vocazione.

“Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te»”. (Lc 1,28)

Riguardo alla prima espressione dobbiamo ammettere di aver smarrito il senso della Sua presenza in mezzo a noi. Spesso secondo il nostro modo di sentire, la vita, la vocazione, l’impegno, il lavoro, le cose rappresentano solo quello che dobbiamo fare noi con le nostre energie. Tuttavia, la prima disposizione che ci chiede la nostra vocazione è il chiaro riferimento a Dio. A Lui presente in mezzo a noi! Se non si ha questa certezza, non si va da nessuna parte.

La Sua presenza, il Suo accompagnamento, la Sua vigilanza, la Sua prossimità sono il roveto ardente, il motore della nostra vocazione! Se noi che abbiamo qualche anno in più perdessimo questo centro, tutto ci verrebbe a noia. Il nostro sguardo si riempirebbe di accidia, il nostro gesto diventerebbe insignificante. Temo che questo sia il punto più fragile per tutti noi. Lo è per chi sta ancora cercando la sua strada, per chi è sposato, per chi è anziano, perché se noi diamo per presupposta la Sua presenza, essa scompare, dal momento che non si ha più la consapevolezza della certezza della presenza del Signore nella nostra vita. Egli sta al centro: il Signore centra nel senso che sta al centro, o meglio ci entra stando al centro, non alla periferia, non quando c’è bisogno di aiuto o quando il matrimonio o ogni altra vocazione non funziona… Sì, il Signore ci entra solo stando al centro! Tale è il cuore della vocazione evangelica! Ed è per questo che Maria alla fine si può esprimere dicendo:

«Ecco la serva del Signore: avvenga per me – accada – secondo la tua parola». (Lc 1,38)

Questa è la seconda espressione: noi possiamo essere solamente testimoni della sua presenza. Come Maria, ogni vocazione veramente evangelica, non può trasmettere se non quello che ha ricevuto. Ma se ciò che riceviamo è la presenza vitale del Signore al centro della nostra vita, allora la sua Parola trapela sempre dal nostro intimo, e noi siamo testimoni di un roveto ardente, che non cessa mai di bruciare, perché è un fuoco inestinguibile. La vocazione non è testimonianza di un evento del passato, ma sgorga continuamente come sorgente inesauribile.

  1. La vocazione ecclesiale

Il terzo e ultimo aspetto dalla vocazione è quello ecclesiale, e ci è suggerito dalla pagina degli Atti degli Apostoli. Qui dobbiamo diventare più concreti, perché l’episodio contenuto nel sesto capitolo degli Atti fa da cerniera – rappresenta un primo step! – e ci fa compiere un passo in avanti, presentandoci un bisogno della comunità delle origini, che ha creato un momento di grave crisi. Ascoltiamo:

“In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove”. (At 6,1)

La comunità primitiva non era composta solo da giudei, ma era una comunità mista, perché vi erano anche i greci, proseliti convertiti al giudaismo. Il testo mette in evidenza l’insorgere della crisi a causa dell’aumento degli appartenenti alla comunità e del trattamento di favore di cui godevano le vedove di una parte più dell’altra (tutto il mondo è paese!).

“Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico»”. (At 1,2-3)

Il terzo aspetto della vocazione è quello per cui la Chiesa dev’essere capace di leggere i passaggi, le crisi, i passi in avanti e le frenate, nella sua storia, cercando di porvi rimedio, facendo nascere dentro la comunità nuove figure, nuove presenze, nuovi ministeri. È ciò che accade alla nascita di un bambino: per quel nuovo nato, tutti devono fare un po’ di spazio, perché a sua volta egli possa trovare il suo spazio. È la stessa situazione nella quale ci troviamo: i presbiteri stanno diminuendo, ma è difficile creare nuovi spazi ai nuovi che dovrebbero venire.

Tutto ciò mi fa sorgere però un’obiezione: noi guardiamo realmente in faccia alla realtà?! Saremmo disposti a dare e fare nelle nostra comunità lo spazio per una presenza più variegata?! Se c’è bisogno di una nuova presenza, ci sarà da offrire uno spazio in più a chi viene comunque per servire. Uno solo – anche il parroco più carismatico – non può fare tutto da solo! Oggi siamo in questa condizione. La realtà è la seguente: dal mio arrivo a Novara, dieci anni or sono, ho celebrato 108 funerali di presbiteri contro trenta nuove ordinazioni. Il saldo è fortemente negativo. Abbiamo bisogno quindi, di nuove figure: di catechisti, di lettori, di operatori della carità, di gente che porti l’Eucarestia in casa, poi di gente che vada in missione. Il terzo aspetto della vocazione insomma riguarda le singole vocazioni: chi è giovane, chi è sposato, chi è rimasto solo, chi è anziano…

Il tema del volontariato sta diventando sempre più palpabile, ma anche più problematico. Purtroppo la legge del cosiddetto Terzo Settore intende mettere tutto in ordine, anche se alla fine si perderà la gratuità! Sarà tutto così prevedibile e ordinato, per cui, anche se è certamente necessaria la chiarezza, se non riusciremo a mantenere un po’ di spirito di gratuità – diceva già a suo tempo il Cardinale Martini – è difficile che chi fa le cose, pure giustamente stipendiato, lo faccia con un cuore libero, gratuito e appassionato.

Epilogo

Sono dunque questi tre gli aspetti della vocazione: come ho precisato nella presentazione, due riguardano tutti e il terzo riguarda ancora tutti, ma ciascuno pro parte sua. Auguro a voi tre che accedete al diaconato (dal greco diakonia/διακονίᾳ e dal verbo διακονέιν/servire), il primo grado del sacramento dell’ordine, di comprendere, come ho già detto in tante altre ordinazioni diaconali che diventare diaconi e presbiteri ed eventualmente vescovi, non significa che, da preti e da vescovi, si smette di essere diaconi, cioè servitori. Anzi uno è prete, uno è vescovo, se continua ad essere diacono e a sua volta diventa vescovo se continua ad essere presbitero. Vi auguro di cuore tutto quanto abbiamo meditato!

+Franco Giulio Brambilla
Vescovo di Novara

fonte: diocesinovara.it