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La lettera pastorale del Vescovo Brambilla nelle messe di Domodossola

Il vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla nella sua ultima lettera pastorale  offre una meditazione sulla parabola del Buon Samaritano del Vangelo di Luca, per leggere e comprendere, attraverso uno dei racconti più belli del Vangelo, le sfide che si propongono alla comunità cristiana chiamata all’attenzione e alla vicinanza ai poveri e a chi vive le diverse forme di fragilità odierne. 

“Chi è il mio prossimo? La Sapienza della carità evangelica" è anche il tema che sarà proposto durante durante l'omelia in alcune messe celebrate nella parrocchia domese, che si svolgeranno alle 20.30 nelle chiese delle borgate che fanno riferimento alla Collegiata tra novembre e dicembre. Le celebrazioni intendono proprio essere un momento di riflessione sulla lettera pastorale del vescovo.

Questo il calendario: a Vallesone alle 20.30 il 7 novembre seguiranno altre messe con la riflessione sulla lettera pastorale del vescovo. sempre alle 20.30: il 14 ad Andosso, il 21 a Prata, il 28 a Vagna, il 5 dicembre a Vallesone.  Poi a Bognanco San Lorenzo l'8, il 15, il 22, il 29 novembre e il 6 dicembre. A San Rocco a Mocogna 6, il 13, il 20 e il 27 novembre e il 4 dicembre. 

ossolanews.it


Lo scorso 3 settembre in diocesi è stata celebrata la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato con un pellegrinaggio da Pella a Madonna del Sasso. Al termine la messa presieduta dal nostro vescovo Franco Giulio Brambilla. Di seguito pubblichiamo il testo integrale della sua omelia


Le due tavole di Madonna del Sasso

La Parola di Dio di questa XXII domenica del Tempo Ordinario ci consente di fare una breve riflessione che, per un verso, procede nella lettura quasi continua del vangelo di Matteo, che ci sta accompagnando in questo anno liturgico e, per l’altro verso, ci aiuta a focalizzaci sul motivo che oggi ci vede qui radunati e convenuti.

 La prima tavola

Il Vangelo proclamato oggi è come la seconda tavola di un dittico, accanto a quella della scorsa domenica. Nello sviluppo del vangelo di Matteo, come anche negli altri due sinottici, l’episodio della confessione di fede si colloca al centro del racconto, in posizione strategica. L’episodio narrato nel brano proclamato domenica scorsa (Mt 16,13-20) è ambientato a Cesarea di Filippo, quando Gesù pone la domanda: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?» (Mt 16, 13b). È interessante, perché è Gesù stesso che pone la domanda circa la sua identità, non la lascia nelle nostre mani. Potremmo persino smarrirla, potremmo non sentirla, come càpita oggi alla maggioranza delle persone. Che senso ha oggi interrogarsi su chi è Gesù per me? Gesù pone testardamente ad ogni epoca e continua a riproporre anche oggi la stessa domanda. C’è un bel testo ne “I fratelli Karamazov” di Fëdor Dostoevskij, che è un romanzo nel romanzo, e che narra la scena del Grande Inquisitore. La lettura del testo è avvincente: a un certo momento del confronto drammatico, l’Inquisitore dice a Gesù presente e tornato dopo diciotto secoli: «Taci! (…) Perché sei venuto a disturbarci?»

Sì, è così! Lui viene a disturbarci, ponendoci sempre da capo la stessa domanda: “Chi dice la gente che io sia?”. Una domanda che è una sorta di inchiesta, di sondaggio, circa i pareri diffusi tra la gente. Le risposte che danno i discepoli dicono quanto si dice in giro: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti» (Mt 16, 14). Gli uomini, quando va bene, cercano al massimo uno che dica una parola, che non sia semplicemente la chiacchiera, ma che sia una parola profetica. Profetica non significa che sia capace tanto di predire il futuro, ma una parola che legge e interpreta il presente, che lo legge in profondità, che non fa scorrere la mano solo sulla superficie degli eventi, ma che ne legge le dinamiche profonde. Si tratta di individuare che cosa sta avvenendo in questo periodo, dopo i quasi tre anni persi sul nostro calendario e che risultano come pagine bianche. Gesù poi incalza e pone una seconda domanda: «Ma voi, chi dite che io sia?» (Mt 16, 15). Non basta fare un’inchiesta su cosa dica la gente, occorre prendere posizione personalmente: chi sono io per te, chi sono io per voi? Che significato ho per te, come entro nel novero delle cose che fai normalmente nella vita? La domanda di Gesù è personale e personalizzante!

Poi solo nel Vangelo di Matteo segue questa scena, dopo che Pietro aveva risposto a nome di tutti i discepoli in modo esemplare con la forma più ampia: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16). È quasi una risposta “da catechismo”, perfetta. Gli altri evangelisti hanno semplicemente: “Tu sei il Cristo”, cioè il Messia. A questa risposta pregnante, Gesù risponde svelando a Pietro la sua identità. Gesù, quasi simmetricamente, ribatte: «E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16, 18). Probabilmente, nel testo originale aramaico, il termine pietra era maschile: e quindi è come se Gesù avesse detto: “Tu sei sasso e su questo sasso, che sei tu, edificherò la mia Chiesa”. È efficace e bella una tale simultaneità! Infatti Pietro risponde a Gesù circa il valore della sua identità; e Gesù, per contro, gli risponde rivelandogli qual è la sua nuova identità, gli indica la sua funzione di sasso (pensate allo stupendo “sasso”, su cui è costruito il nostro Santuario), cioè egli dovrà essere roccia per la sua Chiesa. Questa, dunque, era la prima tavola del Vangelo di Matteo, che abbiamo sentito domenica scorsa.

 La seconda tavola

La seconda tavola è la pagina che abbiamo ascoltato nel vangelo di oggi. Inizia con il primo annuncio della passione: «Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno» (Mt 16,21).

L’annuncio di Gesù probabilmente è per Pietro un pugno nello stomaco! In modo particolare per il primo degli apostoli, che si aspettava un messia che doveva venire con braccio forte e con mano distesa (cfr. Ger 32,21), un messia che avrebbe sbaragliato tutti. Così era l’attesa di molti in Israele, ed è per questo motivo che c’è discussione attorno alla domanda su cosa effettivamente attendessero i contemporanei di Gesù! Quale immagine avevano del messia atteso? È accaduto anche un fatto curioso: in ebraico la parola “Mashiah” è tradotta in greco con Christós-Χριστός, cioè “unto”, consacrato del Signore. La traduzione Mashiah con Christós non verrà più usata dagli ebrei dopo Cristo, perché era stata adottata dai cristiani, e non sarà tollerata per definire il Messia del Signore. Gli ebrei useranno ancora mashiah – מָשִׁיחַ, ma da allora in poi lo tradurranno con un altro termine greco eileménos/ειλεμένος, che significa il prescelto, il consacrato. L’uso del termine Messia-Cristo ha un significato ormai differente, ha preso un’altra direzione, quella indicata da Gesù. È un messia diverso, persino strano, perché non appare con braccio forte e disteso, non viene a sbaragliare il bene sul male, ma viene per passare attraverso il male, guarendolo dal di dentro con il bene. Il male non si asporta chirurgicamente come fosse un tumore, ma lo si guarisce lavorandolo e sanandolo dal di dentro. Sappiamo che anche quando c’è un male grave che va asportato, quanta cura ha bisogno prima, durante e dopo. Questa è una caratteristica propria del cristianesimo! Gesù porta la pecorella ferita in spalla; il buon Samaritano cura con olio e vino le ferite del malcapitato. Tutte le raffigurazioni evangeliche sono coerenti con l’agire che riguarda Gesù. Certamente ci piacerebbe un uomo-Dio che sbaraglia tutto il male: questa è l’immagine incarnata da Giovanni il Battista che ha parole forti verso chi non porta frutto o è una malapianta che perciò va estirpata.

Di fronte a questo cambio di scena la risposta di Gesù è chiara e ben nota, ed è facile da ricordare anche in latino: “Vade retro Satana!”. «Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: “Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai”» (Mt 16, 22). Pietro risponde in modo quasi sfrontato, ma ecco la reazione di Gesù: «Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: “Va’ dietro a me, Satana!”» (Mt 16,23). La nuova traduzione italiana si esprime così: “Va’ dietro a me, Satana!”, ma più chiaramente potremmo intendere: “Sta’ indietro un passo, cammina dietro me, perché se fai un passo avanti a me, se cerchi in qualche modo di superarmi, per essere tu il Messia, sei diabolico, cioè sei un satana”! Tutte le volte che noi cerchiamo di superare Lui, di camminargli davanti, di non essere come chi lo segue, diventiamo diabolici, cioè satanici. Facendo così, mettiamo al centro quei valori, quelle scelte e visioni della vita che pretendono di essere il bene che sbaraglia il male, vale a dire sono quelli che immaginano un messia potente e non un messia sofferente che si carica sulle spalle la fatica, il dolore, il limite, ma anche la gioia, la speranza, il desiderio di tutti gli uomini e di tutte le donne. Perciò Pietro deve stare un passo indietro, ecco perché Gesù aggiunge: «Tu mi sei di scandalo perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Gesù è colui che vive tutta la sua vita, pensata e vissuta secondo Dio, ma questa scelta è sempre minacciata da coloro che gli stanno intorno e che pensano al contrario secondo gli uomini.

Se non comprendiamo questa scena, non possiamo sentire le frasi che seguono. Con grande probabilità l’evangelista mette insieme alcune affermazioni di Gesù, che per la loro coerenza tematica potevano essere collegate tra loro, anche se dette in momenti diversi. La prima è la più famosa: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16, 24). In media anche nella predicazione e nella catechesi di vescovi, sacerdoti, diaconi, suore e genitori, questa frase è caduta in disuso, perché è sempre sconvolgente dover commentare «… prenda la sua croce e mi segua!». La spiegazione è data da Gesù stesso nel loghion (detto) seguente: «Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà» (Mt 16,25). Questo è allora il messaggio che oggi vi consegno con il seguito del Vangelo.

Stamattina ho visitato una parrocchia e durante la celebrazione della messa avevo tanti ragazzi davanti. Ho detto loro di fare provare a fare un esperimento: “Quando tornate a casa, prendete una moneta da un euro e nascondetela bene in un luogo solo a voi noto, con allegato il messaggio di tirarla fuori fra dieci anni! Vedrete che il vostro euro dopo dieci anni, avrà un valore… forse dimezzato!”. I ragazzi erano tutti incuriositi. Allora ho detto loro: se tu cerchi di tenere la tua vita stretta tra le mani, di possederla e di non spenderla, ma di nasconderla sotto il materasso o sotto la piastrella, essa perde inesorabilmente di valore. È solo spendendola, mettendola in circolo, che essa acquista valore. La certezza della mia affermazione non proviene né da me, né dal parroco, né del sindaco, ma è trasmessa innanzitutto dai genitori. Ce l’hanno insegnata il papà e la mamma, iscrivendola nella nostra carne, nella nostra mente e nel nostro cuore. La presenza della mamma ci dice che la vita è buona. Continua a ripetercelo fino all’ultimo giorno della sua vita. La mamma rappresenta l’origine buona della vita, perché ci dona il nutrimento e la fiducia della vita. E il padre cosa rappresenta? Siccome la vita è buona, il padre ci dice che dovremo spenderla. Se la mamma è la sorgente inesauribile della bontà della vita, il papà ci dice che la vita va spesa, va irradiata… Un tempo il padre insegnava e trasmetteva il proprio mestiere, ma attraverso il mestiere, la professione, veniva trasmessa la cosa più difficile che era il “mestiere di vivere”! Verso la metà del Novecento, secondo il grande studioso psicanalista Lacan, è avvenuto un fenomeno che egli chiama l’evanescenza del padre! Con l’acqua sporca del padre padrone, si è gettata via anche la sorgente del padre buono! La nostra è una società senza padri, cioè senza persone autorevoli che trasmettano il mestiere di vivere. Non solo la Parola di Dio ci parla della difficoltà a donare la vita, anche se essa ce lo dice con il linguaggio di Gesù che talora è forte e tagliente.

Sul balcone della Madonna del Sasso

Infine, vi chiedo di fare un piccolo esercizio per voi che siete ascesi fino a questo luogo incantevole. Al termine della Messa, quando uscirete, affacciatevi da balcone naturale della Madonna del sasso, con il suo meraviglioso spettacolo e chiedetevi se la natura, il mondo, il creato che stanno davanti ai vostri occhi, potrà essere trasmesso alle generazioni future, possedendolo, manipolandolo, sfruttandolo, immaginandolo come una cava di pietra?!? L’ultima e improbabile immagine che potrebbe venirci in mente, affacciati da questo santuario della Madonna del Sasso, è che sotto di noi vi sia una cava di pietre da sfruttare a nostro piacimento.

Davanti al nostro sguardo si squadernerà la meraviglia, sarà lo stupore a colpirci. Il bello è bello, sempre! Anche nei nuovi progetti per le nostre case dobbiamo avere la sapienza di dare il giusto spazio sia agli edifici che alla natura. Così è accaduto lungo i secoli: quando visitiamo questi luoghi siamo sempre meravigliati di come i nostri padri abbiano costruito chiese, monasteri e conventi in luoghi incantevoli. Persino nei luoghi più impervi! E commentiamo dicendo una banalità: che bei posti, dimenticando che furono costruiti a mano, senza la tecnologia di oggi!

Un tempo c’era un rapporto di stupore, di meraviglia, di attenzione nei confronti della natura. Allora, facciamo questo esercizio: mentre ci specchieremo nella bellezza del creato, anche la nostra vita non dovrà possedere e sfruttare le cose, ma essere capace di apprezzare ciò che è bello e buono, come la bellezza della giornata che abbiamo trascorso insieme in cammino con altre persone. Perché una cosa è certa: come ci specchiamo nella natura, così essa si riflette nella nostra anima.

+Franco Giulio Brambilla
Vescovo di Novara

diocesinovara.it

Veglia delle Palme dei Giovani 2023 in Diocesi Novara

Con la fretta buona, testimoni della gioia 
«Abbandonato in fretta il sepolcro» (Mt 28,8)

La Veglia delle Palme è il tradizionale incontro dei giovani con il vescovo, alle porte della Settimana Santa.  È la quarta tappa incontro del cammino spirituale “Con la fretta buona. Giovani in preghiera verso Lisbona”, il percorso proposto ai giovani per prepararsi alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù.
Partendo dal Messaggio che Papa Francesco ha scritto per questa giornata, abbiamo meditato sulla “fretta buona” che nel Vangelo anima Maria in visita ad Elisabetta e tanti altri, come i primi discepoli nei giorni successivi alla risurrezione.

QUANDO E DOVE

Quest’anno l’appuntamento è a Borgomanero, sabato 1° Aprile, a partire dalle 16, con le attività proposte dall’Ufficio di pastorale giovanile nel centro storico e l’intervento del vescovo. Alle 20.15 inizierà la veglia, animata dalla musica dei Reale.

IL PROGRAMMA

Ore 16.00, Accoglienza dei giovani in Piazza Martiri
Ore 16.00, Il Borgo della gioia. Nel centro storico di Borgomanero attività e proposte sulla GMG
Ore 18.00, Il Vescovo e i giovani. Incontro di preghiera e riflessione giovani e Vescovo presso Villa Marazza.
Ore 18.50, Cena offerta nel centro storico o in Oratorio (da definire)
Ore 20.15, Concerto dei Reale – Veglia di preghiera presso Largo Melvin Jones (parcheggio vicino all’Oratorio)

In caso di pioggia l’evento sarà spostato a Novara secondo le modalità che comunicheremo.

IL TEMA

La Veglia delle Palme è il quarto incontro del cammino spirituale “Con la fretta buona. Giovani in preghiera verso Lisbona”, il percorso proposto ai giovani per prepararsi alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù.
Partendo dal Messaggio che Papa Francesco ha scritto per questa giornata, abbiamo meditato sulla “fretta buona” che nel Vangelo anima Maria in visita ad Elisabetta e tanti altri, come i primi discepoli nei giorni successivi alla risurrezione.

ISCRIZIONI  E PRENOTAZIONI PER LA CENA
La partecipazione all’evento è libera e gratuita. Per la buona riuscita, si chiede soltanto di iscriversi per prenotare la cena entro mezzogiorno di lunedì 27 marzo.

fonte: diocesinovara.it


 

Ritiro degli insegnanti delle scuole cattoliche


 

L’associazione delle scuole cattoliche di Novara organizza un ritiro per gli insegnanti, come momento di incontro e spiritualità nel Tempo di Quaresima.


Quando e dove

L’appuntamento è in programma per sabato 25 marzo, dalle 9 alle 11.45 presso il teatro don Bosco dell’Istituto salesiano San Lorenzo di Novara (Baluardo Lamarmora, 14). Sarà possibile utilizzare il parcheggio interno, con ingresso in viale Ferrucci 33.


Chi è invitato

Sono invitati tutti gli insegnanti delle scuole paritarie cattoliche di Novara, di ogni ordine e grado, per una mattinata di spiritualità, confronto e incontro.


Il programma

Ore 9 Accoglienza

Ore 9.30 Meditazione di don Paolo Paulucci sul tema “La conversione del docente”

Ore 10.15 Spazio per la riflessione personale e il confronto in piccoli gruppi, con la possibilità di accostarsi al sacramento della riconciliazione.

Ore 11 Messa nel Santuario

Ore 11.45 Conclusione

18 Novembre 2022 Incontro formazione Insegnanti di Religione – Scuola Secondaria 2° Grado



Il percorso di formazione degli insegnanti di religione della scuola secondaria di 2° di quest’anno è dedicato alla comunicazione e all’informazione. Tutti aspetti letti e interpretati anche alla luce della missione dei docenti. I partecipanti saranno coinvolti in esercitazioni e laboratori.

PER ISCRIZIONI SCRIVERE ALL’UFFICIO SCUOLA DIOCESANO: scuola@diocesinovara.it

Tema:

Non si può NON comunicare

Argomenti trattati:

– Psicologia e sociologia della comunicazione. Semiotica della comunicazione
– Differenze tra comunicare e informare. Metodologia, insegnamento

Sede: Oratorio di Borgomanero – Viale Dante 7/9.

Fonte: diocesinovara.it

Consulta dei presidi delle scuole statali e paritarie della diocesi Novara

 Si terrà il prossimo mercoledì 9 novembre il primo incontro della consulta dei presidi delle scuole paritarie e statali, organizzato dall’Ufficio Scuola diocesano. L’appuntamento presso l’Istituto Superiore di Scienze Religione di Novara in Via Dominioni, 4 – Novara alle ore 10,30.

«L’incontro – dice Paolo Usellini, direttore dell’Ufficio – metterà al centro la domanda “Cosa la Chiesa può fare per il bene dei ragazzi all’interno della scuola?”». Si tratta del primo appuntamento di questo tipo in diocesi.

«Lo abbiamo pensato come uno spazio di lavoro – spiega -, una palestra di idee che ci permetta di trovare possibili strade concrete per una collaborazione tra istituzione scolastica e comunità ecclesiale». Con uno sguardo, quindi, al ruolo degli insegnanti di religione, come ideale anello di connessione tra le due realtà, «ma non solo: tutti i docenti da un lato e dall’altro gli operatori pastorali che si occupano di giovani e famiglia». Con una convinzione di fondo: «l’impegno educativo richiede un’alleanza tra tutti i soggetti che hanno responsabilità in questo ambito. Un’alleanza “laica” nel senso positivo del termine, perché al centro c’è il bene dei nostri giovani».

diocesinovara.it


I tre volti della vocazione. Omelia per le ordinazioni diaconali di Mons. Brambilla

 Pubblichiamo di seguito il testo integrale dell’omelia che il vescovo Franco Giulio ha pronunciato lo scorso sabato 15 ottobre alle ordinazioni diaconali di don Lorenzo Armano, don Samuele Bracca e don Luigi Donati 

I tre volti della vocazione



Omelia per le ordinazioni diaconali 2022

Prologo

Carissimi Lorenzo, Samuele e Luigi,
carissimi genitori e parenti,
care comunità di Alagna Valsesia, di Casalvolone e di Calice in Domodossola
rivolgo a tutti voi un saluto particolare.

Celebriamo quest’oggi il rito di ordinazione diaconale di questi tre giovani che si sono a lungo preparati e che compiono questo primo passaggio, entrando nel ministero ordinato. Le tre letture che essi hanno scelto per la Liturgia della Parola, prese rispettivamente dal profeta Geremia (Ger 1,1.4-10), dagli Atti degli Apostoli (At 6,1-7) e dal Vangelo di Luca (Lc 1,26-38), esprimono tre volti della vocazione: il primo aspetto è la vocazione profetica, come la illustra il profeta Geremia; il secondo aspetto, tratto dal vangelo, è appunto la vocazione evangelica; il terzo aspetto come emerge dal libro degli Atti degli Apostoli, è la vocazione ecclesiale. I primi due aspetti si riferiscono a tutti noi qui radunati, compreso il bel gruppo di giovani che sono presenti e che ho potuto salutare, mentre il terzo aspetto si riferisce a ciascuno pro parte sua, secondo la chiamata che ha ricevuto e che sta vivendo.

  1. La vocazione profetica

Il primo volto della vocazione è quello profetico. Abbiamo ascoltato il bel testo dell’inizio del libro di Geremia, un profeta giovane, recalcitrante, che non risponde volentieri alla sua chiamata. E, tuttavia, proprio in questa risposta contrastata, drammatica, sono contenuti alcuni elementi molto significativi e che raccolgo brevemente.

“Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto,
prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato;
ti ho stabilito profeta delle nazioni»”. (
Ger 1, 4-5)

L’esperienza di essere chiamati parte dal seno materno: considerando la propria origine, ciascuno di noi deve poter dire ciò che esprime il salmo: “Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto del grembo di mia madre” (Sal 139/138,13). È interessante rilevare come tutti ricordino piuttosto il testo negativo, che però rappresenta l’altra faccia della medaglia: “Ecco, nella colpa io sono nato, nel peccato mi ha concepito mia madre” (Sal 51/50,7). Il testo che oggi è stato proclamato mette in evidenza l’aspetto positivo. L’esperienza profetica ci dice che la chiamata alla vita e della vita ci precede. E precede non solo la nostra coscienza, ma addirittura il nostro venire alla luce, il nostro venire nel mondo. Noi veniamo alla vita, perché siamo chiamati. Certamente ci chiamano alla vita i genitori, ma i genitori non sono chiamati creatori della vita, sono piuttosto coloro che generano o che pro-creano, vale a dire che creano in nome di un altro e per un altro.

Questo aspetto ci viene ricordato dai figli adolescenti, quando rivendicano la loro autonomia. E a volte diviene quasi un alibi per formatori, genitori ed insegnanti, nel decidere di lasciarli andare, perché trovino la propria strada. Eppure spesso si tratta solo di non rimandare le scelte importanti per il futuro. Se ad esempio uno, perché tutti fanno così, va in discoteca e rientra a casa tutte le domeniche alle cinque del mattino, cosa costruirà per il suo futuro negli anni a venire? Non c’è niente di male in sé ad andare in discoteca – perché la domanda insidiosa è sempre: “cosa c’è di male?” -, ma ti chiedo: “Cosa stai costruendo di bene, per la tua storia, per la tua famiglia, per il tuo cuore, per i tuoi sentimenti, per la tua esistenza?”

Il profeta, invece, si sente chiamato fin dal grembo materno. È una vocazione radicale che va fino nel profondo e che chiede di interpretare sotto questa luce tutta la vita. La vita vale in quanto è risposta ad una chiamata, è risposta ad una vocazione. Ciò accade se uno non tira a campare giorno per giorno, ma sente dentro di sé la forza e la potenza di qualcuno che chiama e di una mèta a cui si è chiamati. Anzi, rispondendo a questa chiamata, non si è “uno, nessuno, centomila” secondo l’espressione del grande drammaturgo siciliano di inizio ’900, Luigi Pirandello, ma ognuno diventa se stesso con il proprio nome singolare. Ci sono, infatti, due cose che noi non ci siamo dati: il volto e il nome; essi sono il sigillo della nostra chiamata e della nostra identità.

“Risposi: «Ahimè, Signore Dio!
Ecco, io non so parlare, perché sono giovane»” (
Ger 1,6).

La nostra risposta, come per Geremia, corre il rischio di tirarsi indietro, di rimandare, di non fare oggi ciò che si può fare domani o dopodomani, ma in questo modo oggi siamo al punto che uno a trenta/trentacinque anni sta ancora cercando cosa deve fare nella vita! È persino antieconomico, perché gran parte della durata di un’esistenza viene impiegata, se non sciupata, a chiedersi cosa si deve fare per diventar grandi! Pensiamo che san Carlo Borromeo moriva a quarantasei anni, e ancor prima san Tommaso d’Aquino a quarantotto anni: a dodici anni erano già adulti! Qualcuno dei presenti, un po’ avanti negli anni, a tredici anni era già grande, avendo cominciato a lavorare prestissimo. Era già grande, e non si giustificava perché era giovane, ma si dava da fare!

“Ma il Signore mi disse: «Non dire: «Sono giovane»” (Ger 1,7a).

Ogni giorno è buono per rispondere alla chiamata della vita e alla vita come una chiamata.

“«Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò
e dirai tutto quello che io ti ordinerò»” (
Ger 1,7b).

Se voi diaconi oggi siete qui, è perché ad un certo punto della vostra vita avete risposto a questa voce. Si dice che è una voce, perché appunto chiama. Capita che quando vi chiamano a dare una testimonianza sulla vocazione, la prima cosa che viene chiesta, soprattutto da parte dei bambini a catechismo, è in qual modo si è sentita la chiamata di quella voce. Ma quella voce si ascolta ogni giorno, perché poi in un giorno particolare si sente come un appello impellente. Ed è solo rispondendo alle molte chiamate di ogni giorno che tu ascolti “la” chiamata!

“Il Signore stese la mano
e mi toccò la bocca,
e il Signore mi disse:
«Ecco, io metto le mie parole sulla tua bocca»” (
Ger 1,9).

Noi non sapremmo cosa dire, anzi siamo spesso balbettanti, non sappiamo come leggere il nostro tempo… Il profeta nella sua essenza non è un “indovino”, che prevede il futuro, ma è invece colui sa leggere il presente, richiama anzi al passato, alla fedeltà all’alleanza, alla fedeltà alla fede antica dei padri. Ed è proprio per questo che sa prevedere il futuro. Ecco: questa è la vocazione profetica! Tutti voi qui presenti siete dei chiamati ad essere profeti. Per ognuno di noi si potrebbero fare esempi concreti per comprendere bene questo. 

  1. La vocazione evangelica

Il secondo aspetto della vocazione è richiamato dal brano di vangelo e anche questo riguarda tutti. È l’aspetto evangelico della vocazione: si riferisce al vangelo dell’Annunciazione che abbiamo letto e ascoltato tante volte. Sottolineo solo due espressioni per dire l’aspetto evangelico della vocazione.

“Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te»”. (Lc 1,28)

Riguardo alla prima espressione dobbiamo ammettere di aver smarrito il senso della Sua presenza in mezzo a noi. Spesso secondo il nostro modo di sentire, la vita, la vocazione, l’impegno, il lavoro, le cose rappresentano solo quello che dobbiamo fare noi con le nostre energie. Tuttavia, la prima disposizione che ci chiede la nostra vocazione è il chiaro riferimento a Dio. A Lui presente in mezzo a noi! Se non si ha questa certezza, non si va da nessuna parte.

La Sua presenza, il Suo accompagnamento, la Sua vigilanza, la Sua prossimità sono il roveto ardente, il motore della nostra vocazione! Se noi che abbiamo qualche anno in più perdessimo questo centro, tutto ci verrebbe a noia. Il nostro sguardo si riempirebbe di accidia, il nostro gesto diventerebbe insignificante. Temo che questo sia il punto più fragile per tutti noi. Lo è per chi sta ancora cercando la sua strada, per chi è sposato, per chi è anziano, perché se noi diamo per presupposta la Sua presenza, essa scompare, dal momento che non si ha più la consapevolezza della certezza della presenza del Signore nella nostra vita. Egli sta al centro: il Signore centra nel senso che sta al centro, o meglio ci entra stando al centro, non alla periferia, non quando c’è bisogno di aiuto o quando il matrimonio o ogni altra vocazione non funziona… Sì, il Signore ci entra solo stando al centro! Tale è il cuore della vocazione evangelica! Ed è per questo che Maria alla fine si può esprimere dicendo:

«Ecco la serva del Signore: avvenga per me – accada – secondo la tua parola». (Lc 1,38)

Questa è la seconda espressione: noi possiamo essere solamente testimoni della sua presenza. Come Maria, ogni vocazione veramente evangelica, non può trasmettere se non quello che ha ricevuto. Ma se ciò che riceviamo è la presenza vitale del Signore al centro della nostra vita, allora la sua Parola trapela sempre dal nostro intimo, e noi siamo testimoni di un roveto ardente, che non cessa mai di bruciare, perché è un fuoco inestinguibile. La vocazione non è testimonianza di un evento del passato, ma sgorga continuamente come sorgente inesauribile.

  1. La vocazione ecclesiale

Il terzo e ultimo aspetto dalla vocazione è quello ecclesiale, e ci è suggerito dalla pagina degli Atti degli Apostoli. Qui dobbiamo diventare più concreti, perché l’episodio contenuto nel sesto capitolo degli Atti fa da cerniera – rappresenta un primo step! – e ci fa compiere un passo in avanti, presentandoci un bisogno della comunità delle origini, che ha creato un momento di grave crisi. Ascoltiamo:

“In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove”. (At 6,1)

La comunità primitiva non era composta solo da giudei, ma era una comunità mista, perché vi erano anche i greci, proseliti convertiti al giudaismo. Il testo mette in evidenza l’insorgere della crisi a causa dell’aumento degli appartenenti alla comunità e del trattamento di favore di cui godevano le vedove di una parte più dell’altra (tutto il mondo è paese!).

“Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico»”. (At 1,2-3)

Il terzo aspetto della vocazione è quello per cui la Chiesa dev’essere capace di leggere i passaggi, le crisi, i passi in avanti e le frenate, nella sua storia, cercando di porvi rimedio, facendo nascere dentro la comunità nuove figure, nuove presenze, nuovi ministeri. È ciò che accade alla nascita di un bambino: per quel nuovo nato, tutti devono fare un po’ di spazio, perché a sua volta egli possa trovare il suo spazio. È la stessa situazione nella quale ci troviamo: i presbiteri stanno diminuendo, ma è difficile creare nuovi spazi ai nuovi che dovrebbero venire.

Tutto ciò mi fa sorgere però un’obiezione: noi guardiamo realmente in faccia alla realtà?! Saremmo disposti a dare e fare nelle nostra comunità lo spazio per una presenza più variegata?! Se c’è bisogno di una nuova presenza, ci sarà da offrire uno spazio in più a chi viene comunque per servire. Uno solo – anche il parroco più carismatico – non può fare tutto da solo! Oggi siamo in questa condizione. La realtà è la seguente: dal mio arrivo a Novara, dieci anni or sono, ho celebrato 108 funerali di presbiteri contro trenta nuove ordinazioni. Il saldo è fortemente negativo. Abbiamo bisogno quindi, di nuove figure: di catechisti, di lettori, di operatori della carità, di gente che porti l’Eucarestia in casa, poi di gente che vada in missione. Il terzo aspetto della vocazione insomma riguarda le singole vocazioni: chi è giovane, chi è sposato, chi è rimasto solo, chi è anziano…

Il tema del volontariato sta diventando sempre più palpabile, ma anche più problematico. Purtroppo la legge del cosiddetto Terzo Settore intende mettere tutto in ordine, anche se alla fine si perderà la gratuità! Sarà tutto così prevedibile e ordinato, per cui, anche se è certamente necessaria la chiarezza, se non riusciremo a mantenere un po’ di spirito di gratuità – diceva già a suo tempo il Cardinale Martini – è difficile che chi fa le cose, pure giustamente stipendiato, lo faccia con un cuore libero, gratuito e appassionato.

Epilogo

Sono dunque questi tre gli aspetti della vocazione: come ho precisato nella presentazione, due riguardano tutti e il terzo riguarda ancora tutti, ma ciascuno pro parte sua. Auguro a voi tre che accedete al diaconato (dal greco diakonia/διακονίᾳ e dal verbo διακονέιν/servire), il primo grado del sacramento dell’ordine, di comprendere, come ho già detto in tante altre ordinazioni diaconali che diventare diaconi e presbiteri ed eventualmente vescovi, non significa che, da preti e da vescovi, si smette di essere diaconi, cioè servitori. Anzi uno è prete, uno è vescovo, se continua ad essere diacono e a sua volta diventa vescovo se continua ad essere presbitero. Vi auguro di cuore tutto quanto abbiamo meditato!

+Franco Giulio Brambilla
Vescovo di Novara

fonte: diocesinovara.it

A Ghiffa la celebrazione diocesana della Giornata del Creato

 Sabato 3 settembre si celebra in diocesi la 17ª Giornata per la Custodia del Creato, quest’anno dedicata al tema indicato dai vescovi italiani “Prese il pane, rese grazie (Lc 22,19). Il tutto nel frammento”.

L’appuntamento è a partire dalle 9.30 presso il monastero della Santissima Trinità.


La mattina si aprirà con una riflessione proposta dalle monache benedettine del SS Sacramento e sarà dedicata ad  una passeggiata vissuta con un ritmo lento e adatto a tutti, per consentire di assaporare le bellezze della natura, sino al Sacro Monte, con l’arrivo previsto per le 12.15.

Dopo il pranzo al sacco, alle 14.30 un momento di riflessione e preghiera animato dal coro dei Work in Progress sul tema “Torniamo al gusto del pane… Rivediamo la bellezza del Creato”. La giornata si concluderà con la messa, celebrata dal vescovo Franco Giulio alle 15.30.

In diocesi la Giornata per la cura del Creato è l’appuntamento conclusivo del ciclo di pellegrinaggi dedicati a spiritualità e natura del ciclo di “Ora viene il Bello”, avviati nel mese di Luglio. 

diocesinovara.it

Chiusura della Curia diocesana per la pausa estiva 2022


 

Gli uffici della Curia diocesana chiuderanno per la pausa estiva da lunedì 8 agosto 2022 a venerdì 19 agosto 2022.

Riapriranno lunedì 22 agosto 2022

L’Archivio Storico Diocesano chiuderà al pubblico da lunedì 1° agosto 2022 a mercoledì 31 agosto 2022.
Riaprirà giovedì 1° settembre.

diocesinovara.it

Sei seminaristi ammessi tra i candidati agli ordini sacri diocesi Novara

 Saranno sei i seminaristi del Seminario San Gaudenzio che, il prossimo giovedì 14 aprile, vivranno il rito di ammissione tra i candidati agli ordini sacri, presieduto dal vescovo Franco Giulio durante la celebrazione della Messa Crismale in cattedrale alle 9.30.

I seminaristi sono Luca Ariola e Francesco David, della parrocchia di San Martino in Masera; Alessandro Buffelli, della parrocchia del Sacro Cuore di Gesù in Novara; Federico Lucchi, della parrocchia della Natività di Maria Vergine in Arona; Michele Pastormerlo, della parrocchia di San Bartolomeo in Borgomanero e Michele Balzaretti, della parrocchia di Sant’Antonio a Novara.

fonte: diocesinovara.it








Veglia delle Palme 2022: a Orta l’incontro diocesano dei giovani 9 Aprile

IL TEMA

“PRENDI IL LARGO” è il titolo della Veglia delle Palme 2022 (sabato 9 aprile 2022), ultimo appuntamento diocesano del percorso delle Lectio per i giovani ispirato alla lettera pastorale del Vescovo Franco Giulio I semi del tempo.

Questo anno, attraverso l’incontro tra Gesù e l’apostolo Pietro, si mette al centro il tema della vocazione, come risposta alla Parola di Dio che chiama, tutti e sempre.
I DESTINATARI

I destinatari sono gli adolescenti (14-17 anni) e giovani (18-30 anni) della Diocesi.
IL LUOGO

Essendo Pietro un pescatore del Lago di Galilea, sfrutteremo come ambientazione per l’evento uno dei nostri laghi, il Lago d’Orta e precisamente Orta San Giulio.

In caso di brutto tempo ci sposteremo al Santuario del Crocifisso di Boca. Su questa pagina del nostro sito troverete tutti gli aggiornamenti sul programma, anche in caso di brutto tempo.
LA PROPOSTA

L’evento sarà in tre momenti:
Esperienze vocazionali, dalle 15.30 (Inizio dell’accoglienza in piazza Motta) alle 17.30, lungo lago di Orta San Giulio. In diversi punti i giovani potranno partecipare ad alcune “esperienze” attraverso le quali approfondire alcuni aspetti inerenti alla vocazione.
“Il mio nome è Pietro”, ore 18.00, Sacro Monte di Orta. In uno spettacolo teatrale, Pietro Sarubbi interpreterà per noi l’apostolo Pietro e al termine offrirà la sua testimonianza.
Veglia di preghiera con il vescovo, ore 20.45, Sacro Monte di Orta.

La cena è al sacco e si chiede di portare con sé una cerata su cui sedersi nel prato del Sacro Monte.

Si consiglia di partecipare a tutto il programma per consentire ai giovani di vivere un’esperienza più ricca.
Scarica la locandina
ISCRIZIONI

Per una migliore gestione dell’evento chiediamo a tutti i partecipanti di iscriversi compilando il modulo di iscrizione online, che trovate a questo link: https://forms.gle/c373rb7cAgVN2AiJ9.


PARCHEGGI E ACCOGLIENZA

I partecipanti potranno parcheggiare i loro mezzi a Legro nel posto indicato dall’Amministrazione Comunale. All’arrivo si chiede di raggiungere il Palazzotto di Orta presso l’imbarcadero dove è collocata l’accoglienza che comunicherà ogni informazione e fornirà il materiale previsto.

I pullman invece potranno essere parcheggiati lungo la statale presso l’ex ristorante La Poncetta.

Fonte: diocesi Novara


"Alzati, rivestiti di luce": Passio 2022 a Domodossola

 Da giovedì a sabato tanti eventi. Si comincia con il pellegrinaggio al Sacro Monte Calvario 

Dal 24 al 26 marzo Passio 2022 fa tappa in Ossola. Tre giornate di eventi per celebrare la rinascita dopo la notte della pandemia. L'emergenza sanitaria ha infatti costretto il Comitato che organizza il programma a rivedere il format, diversi gli eventi live streaming visibili sul canale youtube di Passio Novara.
A Domodossola si comincia giovedì 24 con un pellegrinaggio orante al Sacro Monte Calvario a ricordo dei missionari martiri. Partenza 20,45 dalla I Cappella della via Crucis.
Venerdì sera al teatro San Francesco alla Cappuccina nell'ambito dei "Quaresimali del venerdì " si parlerà del lavoro nella missione di Bissi Mafou in Ciad.
Sabato "La passione in Musica" Domo d'Ossola, dalla chiesa alla città, luoghi, spazi e storia che costruiscono la comunità. Dalle 16 alle 18 itinerario artistico musicale Palazzo San Francesco, Santuario Madonna della Neve e Piazza Mercato.
Alle 21 nella chiesta Collegiata musica e teatro.


Fonte: vcoazzurratv


Preghiera e aiuto alle vittime della guerra. Sono questi i due appelli che lancia il vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla alla vigilia della Quaresima


«La difficile e dolorosa situazione che si è creata in Ucraina interpella tutti e in maniera particolare le nostre comunità cristiane, che stanno per iniziare il cammino di Quaresima – dice il vescovo Franco Giulio -. Sono tante le manifestazioni di solidarietà e di vicinanza che sono arrivate sin dai primi giorni da parrocchie, associazioni e semplici cittadini. Invito ancora tutti a non far spegnere l’attenzione sul dramma che si sta consumando ai confini orientali dell’Unione Europea e che tocca da vicino le famiglie di così tante sorelle e fratelli che da anni lavorano e vivono in Italia».

LA PREGHIERA PER LA PACE

L’invito è quello di rispondere all’appello del Papa – rilanciato più volte in questi giorni proprio dal nostro vescovo – a fare di domani, Mercoledì delle Ceneri, una giornata di preghiera e digiuno perché il conflitto in Ucraina possa cessare al più presto. E di non smettere, durante il cammino quaresimale che ci conduce alla Pasqua, di chiedere al Signore la pace per tutti coloro che vivono la tragedia della guerra.

UN AIUTO ALLE POPOLAZIONI COLPITE

Il percorso diocesano di animazione della Quaresima per famiglie, giovani e parrocchie aveva come proposta di solidarietà l’attenzione al Myanmar e alla Siria. La crisi – imprevedibile per dimensione e urgenza – che riguarda l’Ucraina, suggerisce ora di mettere al centro dei cammini quaresimali l’aiuto materiale alle vittime del conflitto.

Il sostegno alla Caritas

«Pur coscienti dell’utilità di donazioni di beni materiali quali cibo o vestiario – spiega il direttore della Caritas diocesana don Giorgio Borroni -, suggeriamo alle comunità parrocchiali di non organizzare, per il momento, iniziative in tal senso, preferendo la raccolta fondi per avere risorse per reperire ciò che si renderà necessario nell’evoluzione della situazione, al momento difficilmente prevedibile».

È possibile fare le donazioni tramite bonifico alla Caritas diocesana di Novara, che provvederà ad affidare alla Caritas Italiana (in costante contatto con Caritas Ucraina) quanto raccolto.

Intestazione: Diocesi di Novara – Ufficio Caritas
IBAN: IT 90 P 03069 09606 1000000 10083
Causale: Emergenza Ucraina

In questo tempo di Quaresima, ogni parrocchia è invitata a organizzare una colletta straordinaria, secondo le modalità che più riterrà opportune.  

La raccolta di farmaci

In questi primi giorni una delle emergenze più gravi riguarda l’assistenza sanitaria. L’appello che arriva dall’ Esarcato Apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia, ripreso da padre Yuriy Ivanyuta, parroco della parrocchia ucraina della Natività di Maria Vergine in Novara, è quello di donare direttamente farmaci e materiale medico.

Per la consegna è possibile recarsi presso la chiesa del Carmine, (Piazza Del Carmine, 1 Novara), tutti i giorni dalle 18 alle 21.

Ecco la lista di quanto necessario:

Benda orlata
Benda coesiva
Garza iodoformio
Cotone idrofilo
Gazza idrofilo oro
Compressa garza 16 strati sterile 10×10
Compresse TNT sterili e non sterili
Bende elastiche
Bende oculari
Bende all’ossido di zinco
Medicazione sterile
Tamponi garza
Cerottini sutura
Guanti monouso
Guanti chirurgici sterili
Lacci emostatici
Lacci emostatici in silicone
VAC apparecchi e ricambi
Kit per sutura
Kit per il trattamento delle ferite
Bisturi monouso sterili
Farmaci emostatici
Farmaci antidolorifici
Farmaci anticoagulanti
Farmaci antistaminici
Farmaci antinfiammatori
Farmaci antipiretici
Traverse
Pannolini per adulti e bambini
Occhiali protettivi
Ghiaccio istantaneo
Acqua ossigenata
Disinfettanti (presidi medico chirurgici)
Disinfettanti per le mani.
Stampelle
Sedie a rotella

CreditiFonte: diocesinovara.it - Immagine: Novara Today

Adolescenti, dalla diocesi di Novara a Roma per incontrare il Papa

 

Gli adolescenti della diocesi di Novara risponderanno all’invito di Papa Francesco: saranno a Roma a Pasquetta per vivere l’incontro dei giovani italiani con il pontefice. Sono aperte le iscrizioni e ci sarà tempo per aderire al pellegrinaggio fino al 20 marzo. 
 
Le Diocesi piemontesi daranno ai ragazzi – non c’è un limite di età indicato, ma si suggerisce la partecipazione dei giovani tra i 12 e i 17 anni – la possibilità di partecipare all’appuntamento con il Santo Padre con una tre giorni a Roma.
 
«Si prevede un viaggio in pullman, con partenza il 17 aprile in serata e rientro il 19 aprile, con pernottamento presso l’Oratorio Pio XI di Roma. Dobbiamo ancora definire luoghi e orari di partenza e lo faremo nelle prossime settimane, non appena riceveremo le iscrizioni da parte dei gruppi degli oratori del nostro territorio», spiega don Gianluca de Marco, direttore dell’Ufficio per la pastorale giovanile. 
sdnovarese.it

Passio 2022: il cammino verso la Pasqua tra arte, spiritualità e cultura


 Passio riparte. Dopo lo stop dell’edizione 2020, interrotta sul nascere dalla pandemia Covid, il progetto di “Cultura e arte attorno al mistero pasquale” promosso dalla diocesi di Novara torna a proporsi – dal 2 marzo al 24 aprile 2022 – con un programma di eventi che coinvolge l’intero territorio diocesano. La manifestazione, intitolata “Alzati, rivestiti di luce! Dopo la notte, rinasce la città”, mette a tema una riflessione sulla città, luogo simbolico della convivenza umana organizzata, messa a dura prova nei due anni di emergenza sanitaria, indicando prospettive di rinascita e speranza.

«Dopo la lunga notte, speriamo ardentemente di tornare a vedere la luce», scrive mons. Franco Giulio Brambilla, nel suo messaggio per l’avvio di Passio 2022: «la città ha bisogno di rialzarsi, trovarsi, tornare a palpitare», «essa ha bisogno di aprirsi alla fonte zampillante della carità, della misericordia, del perdono e della comunione, che sono i diversi modi della vita di prossimità». «Dobbiamo tornare a sognare il futuro, dopo il tempo del travaglio e dell’ansia, per rivestirci della luce dell’incontro e della gioia». Una rinascita che presuppone il recupero di un patrimonio ideale e la ricerca di un «“supplemento d’anima” per la città e il suo territorio» che permetta di «nascere “di nuovo”, “in modo nuovo”» e che ci salvi «dall’essere schiavi delle macchine e dei prodotti tecnologici, sempre in contatto virtuale, ma poco in relazione tra loro, molto vicini senza essere prossimi».

Dunque, Passio 2022 «sarà l’occasione per esplorare la città – spiega don Silvio Barbaglia, presidente del comitato promotore –, per farne emergere le grandi potenzialità di solidarietà e cooperazione, fondamentali nei tempi che stiamo vivendo, per sondarne le difficoltà e dare voce alla ricerca di senso e alla domanda di salvezza che da essa salgono verso un “oltre”, cui la spiritualità cristiana ha dato il nome di cielo e di Dio». Sarà anche l’occasione per mettersi in ascolto di provocazione e stimoli che vengono dalla società civile e da esponenti della cultura “laica”, nello stile di condivisione additato da papa Francesco per il Sinodo 2021-2023 “Per una Chiesa sinodale”.

Protagoniste del progetto saranno alcune città del territorio diocesano – Novara, Arona, Domodossola, Varallo e Omegna – scelte per una sorta di “gemellaggio” ideale con le città-simbolo di Istanbul, Mosca, Bissi Mafou (Ciad), Gerusalemme e Roma, grazie a cinque “Quaresimali del venerdì” con relatori di rilievo nazionale che ne narreranno storia e attualità, per rintracciarvi potenzialità e provocazioni per vita, cultura e fede della Chiesa e della società contemporanea. Gli incontri dal venerdì saranno preceduti, il giovedì, da incontri di preghiera e seguiti, il sabato sera, da manifestazioni artistiche, tracciando un percorso di tre-giorni di spiritualità, cultura e arte itinerante nel territorio diocesano.

 

PASSIO 2022 – COORDINATE FONDAMENTALI

LE TRE-GIORNI ITINERANTI IN DIOCESI

Una successione di tre-giorni, realizzate in cinque città della diocesi, all’insegna di spiritualità, cultura e arte. La riflessione sulla città, luogo della convivenza umana organizzata, proposta da Passio 2022 si realizza con una sorta di “gemellaggio” tra le città di Novara, Arona, Domodossola, Varallo e Omegna, e le città-simbolo di Istanbul, Mosca, Bissi Mafou (Ciad), Gerusalemme e Roma. Un accostamento ideale offerto per farne scaturire, in incontri pubblici chiamati “I Quaresimali del venerdì”, stimolazioni e provocazioni per vita, cultura e fede della Chiesa e della società contemporanea. Gli incontri saranno trasmessi anche in live streaming sul canale YouTube di Passio (http://www.youtube.com/user/passionovara/live), per permettere l’ampia condivisione di un percorso formativo che – realizzato a tappe in singoli centri del territorio – è rivolto all’intera diocesi. Gli appuntamenti del venerdì sono preceduti, il giovedì, da incontri di preghiera – connotati da elementi originali caratteristici dei luoghi di realizzazione – e seguiti, il sabato sera, da manifestazioni artistiche.

La prima tappa del percorso si realizza a Novaravenerdì 11 di marzo alle ore 20,45 con Istanbul, affidata a Riccardo Redaelli (docente di Storia e istituzioni dell’Asia), che in Duomo affronta il tema “Cristianesimo e Islam dinanzi alle sfide del presente”, accompagnato dalle suggestive sonorità armene proposte con strumenti originali dal musicista Giuseppe Dal Bianco. L’incontro è preceduto, giovedì 10 marzo alle ore 20,45, da veglie di preghiera in cinque chiese di Novara (Duomo, Sant’Antonio, Madonna Pellegrina, Santa Maria alla Bicocca, San Francesco alla Rizzottaglia), e seguito, sabato 12 marzo alle ore 20,45, dall’esecuzione in Duomo della Messa da Requiem K 626 di W. A. Mozart, eseguita dalla Cappella Musicale del Duomo di Novara, diretta da Paolo Monticelli.

Tocca quindi ad Aronavenerdì 18 marzo alle ore 20,45, con Mosca grazie ad Adriano Dell’Asta (docente di Cultura e storia dei paesi di lingua russa) che nella chiesa di San Graziano parla di “Bellezza, fedeltà e martirio: le gemme del cristianesimo d’Oriente”, con il commento musicale del Coro Russia Cristiana. Il giorno prima, giovedì 17 marzo, a partire dalle ore 20,30, l’ascolto e la meditazione trovano spazio in un pellegrinaggio in battello sulle acque del lago d’Orta guidato dal vescovo mons. Franco Giulio Brambilla, con sosta per la preghiera di compieta presso il monastero Mater Ecclesiæ dell’Isola di San Giulio. Sabato 19 marzo alle ore 20,45 nella Collegiata di San Bartolomeo di Borgomanero la Cappella Musicale del Duomo di Novara, diretta da Paolo Monticelli, esegue la Messa da Requiem K 626 di W. A. Mozart.

Venerdì 25 marzo alle ore 20,45 è la volta di Domodossola, “gemellata” con Bissi Mafou, piccolo centro del Ciad, geograficamente lontano ma idealmente vicino, in quanto sede di una missione affidata a sacerdoti “fidei donum” della diocesi di Novara. Partendo dagli spunti di un’intervista video a uno di questi sacerdoti, don Benoît Lovati, Anna Pozzi, giornalista di Mondo e missione svolge il tema “L’annuncio cristiano in terra d’Africa, motore di una nuova civiltà”, accompagnata dalle suggestioni musicali del Coro Gospel Montecrestese. Giovedì 24 marzo, a partire dalle ore 20,45, è proposto al Sacro Monte Calvario un Pellegrinaggio orante, nella memoria dei missionari martiri. Sabato 26 marzo Domodossola, dalle ore 16 alle 18, è teatro di un evento composto da interventi musicali e teatrali itineranti in vari luoghi (Palazzo San Francesco, Santuario Madonna della Neve, Piazza Mercato), affidato a gruppi artistici locali e culminante in un concerto serale, dalle ore 21 alle 22, presso la chiesa Collegiata dei Santi Gervaso e Protasio.

La tappa successiva è Varallovenerdì 1° aprile, alle ore 20,45, nella chiesa della Madonna delle Grazie, con Gerusalemme, presentata da Vittorio Emanuele Parsi (docente di Relazioni internazionali) come “La città della Pace sempre in conflitto”, con il commento musicale di pianoforte, flauto traverso, percussioni e voce dell’Ensemble Colombo. Preceduto giovedì 31 marzo alle ore 20.45 da una veglia di preghiera nella chiesa di San Silvano di Romagnano, l’incontro è seguito sabato 2 aprile alle ore 18, nel Santuario S. Giovanni al Monte di Quarona, dallo spettacolo “Passioni”, proposto da Novara Vocalensemble ed Ensemble del Giglio, con voce recitante di Graziano Giacometti.

Infine, venerdì 8 aprile, alle 20,45, a Omegna presso l’Auditorium del Forum, i riflettori sono puntati su Roma, con Franco Cardini (storico, saggista ed editorialista), chiamato a trattare il tema “Quando la fede si fa arte e cultura: l’Europa cristiana delle città e delle cattedrali”, accompagnato dal canto del Coro dell’Istituto della Cappella Musicale del Duomo di Novara, diretto da Paolo Monticelli. L’intera giornata di giovedì 7 aprile, dalle ore 7 alle 22, è dedicata a un’originale esperienza di vita monastica nel cuore della città, presso la Collegiata di Sant’Ambrogio, ritmata dalla preghiera e dall’ascolto, in condivisione con i monaci benedettini di Germagno. Sabato 9 aprile alle ore 20.45 la Messa da Requiem K 626 di W. A. Mozart è eseguita dalla Corale San Gregorio Magno diretta da Mauro Trombetta.

Il progetto si conclude sabato 23 aprile nel Duomo di Novara con l’esecuzione, alle ore 20.45, di Gloria RV 589 e Magnificat RV 610 di A. Vivaldi e di Exultate, jubilate K 165 di W. A. Mozart, eseguiti dalla Cappella Musicale del Duomo di Novara, diretta da Paolo Monticelli. 

PER UNA CHIESA SINODALE “IN USCITA”

Ferruccio de Bortoli e Vito Mancuso: due personalità della cultura “laica” nella suggestiva cornice dell’Arengo del Broletto di Novara riflettono sui timori, gli interrogativi e la ricerca di senso dell’uomo d’oggi. Momenti di ascolto e di confronto, nello stile della “Cattedra dei non credenti”, voluta a Milano dal cardinal Martini, offerti in preparazione al Sinodo 2021-2023 “Per una Chiesa sinodale”. Ferruccio de Bortoli, giornalista, tratta sabato 12 marzo alle ore 17, il tema “Il gregge smarrito. Chiesa e società nell’anno della pandemia”Vito Mancuso, teologo, riflette, sabato 19 marzo alle ore 17, sul tema “Alla ricerca di un «oltre». L’aldilà nell’immaginario dell’uomo d’oggi”. Entrambi gli incontri saranno anche trasmessi in live streaming sul canale YouTube di Passio (http://www.youtube.com/user/passionovara/live).

GLI APPUNTAMENTI MUSICALI

Dal canto gregoriano a De André, passando per Mozart e Vivaldi. La musica è la forma di espressione più presente nell’offerta artistica di Passio 2022. Ad aprire il programma concertistico è la Messa da Requiem K 626 di W. A. Mozart, eseguita nel Duomo di Novara sabato 12 marzo alle ore 20,45 dalla Cappella Musicale del Duomo di Novara, diretta da Paolo Monticelli, e replicata nella chiesa Collegiata di San Bartolomeo di Borgomanero sabato 19 marzo alle ore 20,45. La medesima opera sarà eseguita presso il Cinema Teatro Sociale di Omegna sabato 9 aprile alle ore 20,45, questa volta nell’interpretazione della Corale San Gregorio Magno diretta da Mauro Trombetta. Sabato 2 marzo alle ore 21 presso il Teatro Silvio Pellico di Trecate l’Ensemble musicale Work in progress propone lo spettacolo “Il Dio degli ultimi. In memoria di Fabrizio De Andrè”. E De André sarà di nuovo protagonista nello spettacolo “La Buona Novella” offerto da GnuPpCP e Coro Alteratinchiave con Paolo Sacchi mercoledì 20 aprile alle ore 21 nella chiesa San Nazzaro della Costa di Novara. Domodossola è teatro, sabato 26 marzo Domodossola dalle 16 alle 18, di un evento composto da interventi musicali e teatrali itineranti in vari luoghi (Palazzo San Francesco, Santuario Madonna della Neve, Piazza Mercato), affidato a gruppi artistici locali e culminante in un concerto serale, dalle 21 alle 22, presso la chiesa Collegiata dei Santi Gervaso e Protasio. Sabato 2 aprile alle ore 18, nel Santuario S. Giovanni al Monte di Quarona, si realizza lo spettacolo “Passioni”, proposto da Novara Vocalensemble ed Ensemble del Giglio, con voce recitante di Graziano Giacometti. Il canto gregoriano è protagonista venerdì 22 aprile, alle ore 20,45, nella chiesa San Nazzaro della Costa di Novara, con la Schola gregoriana Benedetto XVI diretta da Simone Pedroni, che offre la meditazione in musica “E vidi la Gerusalemme celeste. La Città fra cielo e terra nel canto gregoriano”. Conclude il programma l’esecuzione di Gloria RV 589 e Magnificat RV 610 di A. Vivaldi e di Exultate, jubilate K 165 di W. A. Mozart a cura della Cappella Musicale del Duomo di Novara, diretta da Paolo Monticelli, sabato 23 aprile alle ore 20.45 nel Duomo di Novara.

L’AVVIO DELLA QUARESIMA E L’APERTURA DEL PROGRAMMA

Il programma di Passio 2022 si apre a Novara il 2 marzo – mercoledì delle Ceneri – in Duomo, dove il Vescovo alle ore 18 presiede la celebrazione eucaristica con l’imposizione delle Ceneri, segno penitenziale dell’inizio della Quaresima. Segue, nel Quadriportico del Duomo, un breve momento di presentazione della maxi-immagine in alta definizione dell’opera “Passione di Cristo”, del pittore fiammingo Hans Memling, realizzata da FattoreArte e offerta alla contemplazione del pubblico fino al 24 aprile.

L’IMMAGINE “PASSIONE DI CRISTO” NEL QUADRIPORTICO DEL DUOMO

Nel Quadriportico del Duomo, il teatro della Passione. La grande immagine dell’opera “Passione di Cristo” di Hans Memling, già esposta in piazza Duomo nell’edizione 2020 di Passio, viene riproposta all’attenzione del pubblico dal 2 marzo al 24 aprile all’interno del Quadriportico del Duomo. L’impossibilità tecnica di installare l’immagine in piazza Duomo – dovuta a indisponibilità di impalcature, tutte “prenotate” per i lavori di ristrutturazione edile finanziati con il superbonus del 110% – ha portato a optare per una collocazione più “intima”, e a un’altezza ridotta dal suolo, che consentirà al pubblico una contemplazione più agevole, permettendo di avvicinarsi maggiormente al telo.

L’opera “Passione di Cristo” di Hans Memling (1470 circa) narra passione, morte e risurrezione di Gesù in 22 scene, ambientate in un’immaginaria Gerusalemme ritratta nello stile architettonico di una città del nord Europa del XV secolo. Da sinistra verso destra la narrazione si apre con l’ingresso di Gesù in Gerusalemme, prosegue quindi con la cacciata dei mercanti dal tempio, il complotto di Giuda, l’ultima cena, la preghiera nell’orto degli Ulivi e la cattura di Gesù. All’interno delle mura, nel cuore pulsante della vita cittadina, si svolgono le scene relative al processo e alla condanna a morte di Gesù. Il corteo che conduce al Calvario si snoda sul pendio che giunge alle alture retrostanti, dove Gesù è crocifisso e muore in croce. Infine, Gesù è deposto dalla croce e collocato nel sepolcro. Discesa agli Inferi, risurrezione e le apparizioni del Risorto – prima a Maria Maddalena, poi ai discepoli di Emmaus e infine ai discepoli dediti alla pesca sul lago di Tiberiade – concludono la narrazione nell’estrema fascia destra del dipinto.

Commissionata da Tommaso Portinari, banchiere fiorentino attivo a Bruges (nelle Fiandre) – che vi compare ritratto in atto di preghiera insieme con la moglie Maria Baroncelli – l’opera è stata realizzata su tavola con colori a olio, ed è custodita presso la Galleria Sabauda di Torino. La riproduzione fotografica è stata realizzata a cura di FattoreArte, marchio di Dithec s.r.l. – società specializzata nella valorizzazione e fruizione innovativa dei Beni Culturali – grazie all’acquisizione di una serie di fotogrammi che, ricomposti in post-produzione, hanno consentito di ottenere la gigantografia di circa 80 metri quadrati (oltre 10 metri di larghezza per 7 di altezza) esposta nel Quadriportico del Duomo di Novara.

PASSIO 2022 – VISIONE D’INSIEME

PASSIO IN CIFRE: 33 EVENTI IN NOVARA E DIOCESI

33 eventi in 54 giorni, realizzati a Novara e dintorni (17 eventi) e nel resto della diocesi, nelle provincie di Novara, del VCO e di Vercelli (Valsesia). Il progetto è organizzato dal “Comitato per il progetto Passio” grazie alla collaborazione di oltre 100 volontari.

Oltre agli eventi registrati nel pieghevole, sono in corso di attivazione – a cura di ArteLab – laboratori artistico-esperienziali destinati a scuole materne, primarie e secondarie di primo grado e altri appuntamenti, che saranno comunicati alle scuole e resi disponibili sul sito Internet passionovara.it.

 

PATROCINI E COLLABORAZIONI

Passio 2022 è realizzato in collaborazione con la Città di Novara e ha il patrocinio di:

  • Regione Piemonte;
  • Città di Domodossola, città di Arona, città di Omegna, città di Varallo;
  • Istituto Toniolo, ente fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
  • Pontificium Consilium de Cultura;
  • Pontificium Consilium de Nova Evangelizatione Promovenda.

FONTI DI FINANZIAMENTO

I fondi per la realizzazione del progetto sono stati raccolti grazie al contributo della Diocesi di Novara, della Città di Novara, di fondazioni (Fondazione Cariplo, Fondazione CRT, Fondazione Banca Popolare di Novara per il territorio) e della Ponti S.p.A (main sponsor).

A questo si aggiunge un’iniziativa di “crowd funding”: «un euro o più…, vedi tu!» lo slogan con cui il pubblico partecipante agli eventi è invitato a offrire un contributo libero per sostenere le spese.

IL SITO PER SEGUIRE LE INIZIATIVE E IL PROGRAMMA

È online il portale di Passio 2022, un sito per restare aggiornati sui luoghi, gli orari e contenuti di tutti gli eventi in programma. L’indirizzo è passionovara.it, raggiungibile anche dalla homepage del sito diocesano diocesinovara.it.

Passio è presente anche su Facebook all’indirizzo facebook.com/passionovara/, e su Youtube all’indirizzo youtube.com/user/passionovara.

(Fonte: diocesinovara.it)