google.com, pub-1709475914964886, DIRECT, f08c47fec0942fa0 Domodossola News

La mostra “I tempi del Bello. Tra mondo classico, Guido Reni e Magritte“, ospitata dai Musei Civici Gian Giacomo Galletti nel Palazzo San Francesco a Domodossola


Reneé Magritte, Rena à la fenêtre (Portrait of Rena Schitz), 1937, Collezione privata

Verbano-Cusio-Ossola - In principio fu il Classico. Giacomo Leopardi individuava il “Tempo de Bello” nella Grecia del V secolo a.C., quando artisti come Fidia, Mirone e Policleto facevano coincidere il concetto di bellezza con un equilibrio di valori estetici ed etici, espresso attraverso il termine kalokagathìa.
Questi diversi tempi del bello si raccontano adesso in una mostra intitolata I tempi del Bello. Tra mondo classico, Guido Reni e Magritte attesa dal 18 luglio al 25 gennaio presso i Musei civici “Gian Giacomo Galletti” in Palazzo San Francesco a Domodossola.
Oltre quaranta opere, tra dipinti e sculture in marmo e bronzo, in prestito da prestigiosi musei italiani e collezioni private, raccontano la ricerca, sulla base dei modelli classici, del connubio di bellezza formale e valori spirituali che da sempre attraversa la storia dell’arte, adattandosi alle esigenze culturali di ogni epoca. Ideato e curato da Antonio D’Amico, Stefano Papetti e Federico Troletti, realizzato dal Comune di Domodossola in partnership con il Museo Bagatti Valsecchi di Milano e la Fondazione Angela Paola Ruminelli, con il patrocinio della Regione Piemonte e con il sostegno di Morgran Italia S.r.l., Findomo S.r.l., Ultravox S.r.l., Punta Est S.r.l., il percorso trova il suo fulcro nella statuaria classica d’età romana del Museo Nazionale Romano e delle Terme di Diocleziano, esposta per la prima volta nel capoluogo ossolano.

Ospite d’eccezione sarà il “divino” Guido Reni, paladino della classicità nell’arte europea del Seicento permeata della teatralità dell’arte barocca del naturalismo caravaggesco. A Domodossola il pittore bolognese sarà presente con l’Annunciazione della Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno, e con il San Sebastiano da collezione privata. Nella monumentale pala d’altare l’eleganza formale della Vergine e dell’angelo, la torsione del busto nel giovane santo costituiscono un esempio di come nella Bologna del Seicento la conoscenza della statuaria classica e il mito di Raffaello trovino una perfetta declinazione in linea con la cultura del tempo. Guido Reni raccoglie questa eredità dai Carracci. L’immagine del San Sebastiano come un moderno Apollo, un danzatore che si muove leggiadro nel pieno vigore della sua bellezza fisica dipinto da Ludovico Carracci sul finire del Cinquecento, si potrà ammirare in mostra, in prestito dalla Pinacoteca della Fondazione Ettore Pomarici Santomasi di Gravina di Puglia.

Approdato a Roma da Mantova agli albori del Seicento, Rubens, sensibilissimo al fascino della classicità, adattò invece i modelli studiati nelle raccolte principesche romane alle esigenze imposte dai suoi committenti. Atteggiamenti e gesti che possono ricondursi ai modelli classici, reinterpretati in chiave barocca sono ad esempio evidenti nella grandiosa Madonna del Rosario, documentata in mostra da un raro bozzetto proveniente da una collezione privata.
Tra il 1730 e il 1740 lo scalpore suscitato dal ritrovamento dei resti di Ercolano e Pompei indusse i teorici dell’arte neoclassica a recuperare il concetto della kalokagathìa tornando nuovamente ad associare i principi di ordine, armonia, compostezza e “quieta grandezza”, cari a Winckelmann, ai più elevati valori morali.

Lo scalpello di Antonio Canova è quello che, più di ogni altro, riesce a rendere attraverso le proprie opere questo connubio di bellezza e nobili sentimenti, finalizzato a raggiungere il bello ideale. I visitatori di Palazzo San Francesco potranno riconoscere nel Ritratto di Paolina Bonaparte, prestato dal Museo Napoleonico di Roma, il viso perfetto della sorella di Napoleone come Venere Vincitrice, esempio di come i temi della mitologia classica si pongano, in questo caso, al servizio del potere, assumendo finalità educative e celebrative.

Il richiamo alla tradizione greco-romana è evidente anche in campo architettonico. Accade soprattutto nel periodo post-unitario, come dimostra lo scultore genovese Demetrio Paernio, artefice di diversi monumenti funerari nel cimitero di Staglieno. Paernio celebra l’arte alessandrina modellando una delle figure più leziose della classicità, come il Puttino dormiente. La presenza in mostra di diverse sculture rinascimentali di piccolo formato documenta il gusto del collezionismo e la passione per l’antico maturato soprattutto all’indomani delle scoperte archeologiche a inizio Cinquecento. Se nei primi due decenni del Novecento, la scure delle Avanguardie si abbatte sulla classicità, nel 1924 il critico francese Maurice Rejnal auspica un ripensamento rispetto alle posizioni anti classiche, sostenendo la necessità di un “Ritorno all’Ordine” che si rintraccia nei lavori di artisti coma Achille Funi, Massimo Campigli, Mario Sironi, De Chirico e Magritte, convinti a riaffermare il perenne valore della classicità seguendo l’indirizzo teorico di Margherita Sarfatti. I loro lavori, tra i quali spicca l’affascinante Rena à la fenệtre del 1937 di Renè Magritte, di collezione privata, si potranno incontrare in mostra, in dialogo con le opere rinascimentali e classiche.

Fino al 29 settembre l'esposizione si potrà visitare da giovedì a domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18. Dal 30 settembre da giovedì a domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. Lunedì, martedì e mercoledì chiuso.

arte.it

Proteste a Domodossola: "Non ci può essere la Cappuccina senza i suoi frati"



«Il rione Cappuccina non può restare senza frati francescani». Il pensiero di Elia Macrì è quello condiviso da un gruppo di fedeli e volontari della parrocchia del quartiere di Domodossola che già lunedì pomeriggio hanno messo in atto una prima protesta contro la partenza dei cappuccini dal giugno 2025. «Ci è stato detto che la scelta arriva da una crisi delle vocazioni ed è frutto di un riassetto dei frati. Chiediamo che ci sia più collaborazione tra i frati e i sacerdoti della città per la gestione di questa parrocchia. Voglio ricordare che nel 1952 qui c'erano solo prati e sassi. Poi è arrivato padre Michelangelo e ha creato tutto questo. Un sacerdote che ha prima costruito l’asilo per dare risposte alla collettività e poi la chiesa. La Cappuccina si chiama così perché ci sono i frati».
La stampa

Maltempo in Ossola: oltre 100 turisti evacuati a Varzo


Oltre 100 turisti bloccati nella zona dell'Alpe Veglia a causa della frana che ha provocato la chiusura della strada tra San Domenico e Ponte Campo, a Varzo. Le forti piogge che hanno colpito la Valle Divedro dalla serata di ieri, sabato 29 giugno, hanno infatti causato l'esondazione del rio Croso, che ha travolto il ponte sulla strada tra San Domenico e Ponte Campo.

Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco con l'elicottero Drago 141 del reparto volo Malpensa, che si stanno occupando dell'evacuazione di 123 persone che si trovavano nelle attività ricettive a monte della frana e che non possono scendere a valle a causa della strada bloccata. 

I turisti vengono elitrasportati in una zona sicura, allestita al campo sportivo di Varzo. Sul posto sono presenti i vigili del fuoco dei distaccamenti di Varzo e Domodossola, che collaborano alle operazioni. 

novaratoday

La Cappuccina perde i suoi frati, da settembre 2025 un'unica parrocchia a Domo


La notizia circolava da settimane, ma nessuno aveva confermato o smentito. La Cappuccina dal 2025 non avrà più i suoi amati frati. A dare la conferma il Vescovo novarese Franco Giulio Brambilla e Padre Roberto Rossi Raccagni, Provinciale dei Cappuccini di Torino-Alessandria. Dal 1 settembre 2025 la parrocchia di sant’Antonio da Padova sarà sotto la responsabilità giuridica e pastorale del parroco domese, don Vincenzo Barone.

“La provincia dei Frati Cappuccini di Torino-Alessandria e la Diocesi di Novara annunciano alla comunità parrocchiale della Cappuccina di Domodossola che il prossimo anno 2025 i frati lasceranno la Parrocchia di sant’Antonio da Padova, sita in via San Francesco, 25. La forte diminuzione delle vocazioni e il riassetto delle Province dell’ordine del Cappuccini del Nord Italia impone la revisione della presenza dei frati che non riusciranno più ad assicurare il servizio pastorale alla comunità di Domodossola, pur restando ancora in Diocesi a Novara.

I Frati Cappuccini ringraziano la città di Domodossola per oltre settanta anni di feconda collaborazione pastorale e forte promozione sociale, rese possibili dal concorso di molti fedeli e di molte persone e istituzioni che hanno consentito una presenza e un’animazione religiosa, culturale e sociale, che è andata oltre i confini della stessa città.

La diocesi di Novara, ancor di più, è molto grata per la decennale presenza della comunità dei religiosi Cappuccini, che è sempre stata cordialmente in comunione con il vescovo e ha vissuto una forte collaborazione con i sacerdoti diocesani. Vengono alla memoria la carismatica figura di Padre Michelangelo e la zelante persona di Padre Vincenzo, appena mancato, che ne ha continuato la memoria, insieme con i frati che hanno servito negli anni scorsi e quelli tutt’ora presenti e operanti.

La comunità dei frati rimarrà a Domodossola tutto il prossimo anno pastorale 2024-2025, quando alla festa patronale del 15 giugno la Diocesi e la Parrocchia ringrazieranno con gioia per la bella presenza della comunità religiosa ed esprimeranno la debita gratitudine di tutte le persone e istituzioni che hanno beneficiato del carisma di san Francesco nella città e nell’Ossola.

La parrocchia di sant’Antonio da Padova dal 1° settembre 2025 lavorerà in comunione e sotto la responsabilità giuridica e pastorale del parroco con i suoi sacerdoti collaboratori della Parrocchia dei s.s. Gervasio e Protaso di Domodossola”.

Franco Giulio Brambilla,

Vescovo di Novara

Padre Roberto Rossi Raccagni,

Provinciale dei Cappuccini di Torino-Alessandria

in Ossola News

Fiumi e torrenti a livello di guardia nell’Ossola dopo le forti piogge


Fiumi e torrenti a livello di guardia in alcuni paesi dell’Ossola dopo la forte pioggia di ieri sera. In Anzasca l’Anza ha divorato parte del parcheggio di Pestarena ed un’auto è scivolata stata risucchiata sino al livello dell’acqua ma non è stata travolta.

Pericolo hanno creato ieri sera le acque del Tambac e del rio Horlovono a Macugnaga dove si registrano danni. ''Una situazione di pericolo mai vista. In pratica i corsi d'acqua hanno trascinato a valle di tutto'' ha detot un abitante del paese anzaschino.

 Anche a Villadossola l’Ovesca ieri sera ha raggiunto un livello alto. A San Domenico, in val Divedro, grossi massi  hanno causato danni a Ponte.

Ossola News

Estate nei parchi dell'Ossola: periodo di nascite per molte specie animali


L’inizio dell’estate è sempre un periodo particolarmente eccitante nei parchi delle Aree Protette dell’Ossola. Oltre alle fioriture che delle diverse specie vegetali è anche il periodo delle nascite.

A fine giugno i giovani camosci, stambecchi, cervi e caprioli già seguono le proprie madri sui pascoli, e nel giro di qualche settimana si schiuderanno le uova dei fagiani di monte, pernici bianche e coturnici. Camosci e stambecchi frequentano i pascoli in quota ed in zone piuttosto poco accessibili, mentre caprioli, cervi e fagiani di monte frequentano principalmente le zone boscate o cespugliate.

Nei parchi, questi animali mantengono un comportamento decisamente poco confidente, perché nella stragrande maggioranza dei casi trascorrono una parte del loro ciclo annuale fuori dall’area protetta, in aree dove possono anche essere cacciati. Il fatto che non si facciano osservare non significa che non possano frequentare zone nelle immediate vicinanze di sentieri frequentati anche da decine di turisti.

 Per questo motivo, in questo periodo dell’anno, è richiesta una particolare attenzione quando si frequenta il parco. È importante rimanere sui sentieri, tenere i cani al guinzaglio e, nel caso si osservino esemplari di giovani animali, non avvicinarli.

ossolanews

Promozione per l'architettura locale ossolana

 

La Fondazione Canova è stata presentata questa mattina, sabato 8, a Domodossola in sala Falcioni, (ex Cappella Mellerio). Un cambio di passo, quello dell’associazione, oggi Fondazione, che dagli anni Novanta opera in Ossola per promuovere e sostenere l’architettura locale, e che vede impegnati i nuovi membri del Consiglio di amministrazione in progetti vecchi e nuovi.

In apertura ha portato il suo saluto il commissario della Fondazione Cariplo per il Vco, Giulia Margaroli: “Conosciamo il gruppo di Canova da molti anni. Il loro sembrava un sogno irrealizzabile invece poi abbiamo visto l’associazione crescere, organizzare iniziative culturali ma anche corsi, lavorare con le Università, sostenendo in modo importante lo sviluppo delle comunità locali, proprio come noi che siamo orgogliosi di dare il nostro contributo affinché i progetti della Fondazione Canova vengano portati avanti”.

Il presidente, Maurizio Cesprini, ha ringraziato quanti hanno sostenuto l’associazione in questi anni, il lavoro svolto, e ha spiegato i progetti sul tavolo oggi: “Nel Centro Culturale Ghesc_LAB, nel comune di Montecrestese, la Fondazione Canova dispone oggi di un’infrastruttura, in via di completamento, che ci permetterà di ampliare le attività e dare continuità lungo l’arco dell’anno.

Poi ci sono le iniziative culturali, tra cui il XX Incontro internazionale degli architetti che avrà luogo a breve; riproporremo lo sportello di consulenza sull’architettura tradizionale in pietra destinato alle comunità locali, non mancheranno iniziative rivolte alle scuole perché i giovani conoscano la storia dell’architettura del territorio, e proseguirà la collaborazione con le Università”.

Emozionato Ken Marquardt, fondatore dell’associazione, oggi vice presidente del Cda, nel raccontare 30 anni di storia che l’hanno visto personalmente impegnato. Marquardt ha anticipato interessanti novità sull’Incontro Internazionale degli architetti che quest’anno, a giugno, vedrà una tavola rotonda aperta al pubblico con oltre 20 architetti provenienti da tutti il mondo impegnati in un confronto su progetti di rinnovamento del comprensorio del Rosmini, dal Collegio fino ad arrivare al Sacro Monte Calvario.

Al tavolo dei relatori erano presenti anche gli altri membri del consiglio di amministrazione della Fondazione: Paola Gardin, architetto il cui lavoro si focalizza sull’integrazione di materiali sostenibili e sul concetto di conservazione storica, è inoltre autrice di molte pubblicazioni volte alla promozione del patrimonio architettonico locale. Andrea Mantello, torinese, architetto e lighting designer, ha scoperto la dimensione di Canova attraverso il villaggio laboratorio di Ghesc; Andreas Fries consigliere della Fondazione, senior partner del prestigioso studio Herzog & de Meuron dal 2011, responsabile di progetti in tutto il mondo, Insegna presso l'Accademia YAC a Bologna, dal 2021.

Ossola News